I NUMERI/ Le domande aperte sulla disoccupazione in Italia

- Mario Mezzanzanica

Ieri l’Istat ha segnalato una disoccupazione in aumento a dicembre 2015, ma durante lo scorso anno è cresciuto il numero degli occupati. Il commento di MARIO MEZZANZANICA

industria-fabbrica-operaio-pil-produzione Economia e Pil (Infophoto)

I dati provvisori dell’Istat riferiti al dicembre 2015 segnalano un aumento, rispetto a novembre dello stesso anno, del tasso di disoccupazione che si attesta all’11,4% (+0,1 punti) e una diminuzione del numero degli occupati, calati di 21 mila unità (-0,1%). Il calo è determinato dai lavoratori indipendenti (-54 mila), mentre crescono i dipendenti (+33 mila), in particolare quelli con contratti a tempo indeterminato (pari a +31 mila unità). Il calo dell’occupazione del mese di dicembre (rispetto a novembre) non mostra differenze rispetto al genere, mentre la disoccupazione riguarda soprattutto gli uomini con un +2,3% ed è in calo per le donne, -1,4%.

Tra i giovani, il tasso di disoccupazione si è ridotto di 0,1 punti attestandosi al 37,9%, sempre a dicembre e rispetto a mese precedente. A completamento dei dati, l’Istat segnala che l’incidenza dei giovani disoccupati tra 15 e 24 anni sul totale della popolazione dei giovani della stessa classe di età è pari al 9,8%; questo significa che poco meno di un giovane su 10 è disoccupato.

Ma il confronto su base annua resta ancora ampiamente positivo e fornisce prime indicazioni (con una metafora calcistica possiamo dire che siamo alla fine del primo tempo) al governo che nel 2015 ha puntato molto sulle agevolazioni economiche alle assunzioni a tempo indeterminato, “rinnovato” tramite il Jobs Act. In termini quantitativi, su base annua ci sono 109 mila occupati in più (+0,5%), il tasso di disoccupazione è calato all’8,1%, che significa 254 mila persone in meno che cercano lavoro, e cala lievemente anche la popolazione degli inattivi, circa 15 mila persone in meno (-0,1%).

Questo dato positivo è certamente influenzato dalle politiche inerenti assunzioni a tempo indeterminato annunciate nel 2014 e partite nel 2015. Il mese di dicembre 2014 è stato infatti certamente caratterizzato da un “arresto” delle assunzioni che le aziende hanno posticipato al 2015 per usufruire degli sgravi fiscali e del nuovo modello contrattuale a tempo indeterminato attivato con il Jobs Act. Parallelamente il dicembre 2015 è stato l’ultimo mese per assunzioni a tempo indeterminato con sgravi fiscali rilevanti.

Non si può certamente negare, anzi occorre riconoscere, che sono in corso segnali positivi per l’occupazione e la riduzione della disoccupazione. Sono aperte però diverse domande: continuerà in quest’anno la crescita delle assunzioni (in particolare a tempo indeterminato) anche con la riduzione significativa degli sgravi fiscali? La politica del governo sugli sgravi fiscali per l’occupazione ha prodotto una crescita proporzionata all’investimento economico effettuato? L’attenzione e le azioni delle istituzioni stanno andando nella direzione della crescita e dello sviluppo?

Certamente per dare risposte a questi interrogativi occorrerà, da una parte, osservare i dati consolidati del 2015 e quelli dei primi mesi dell’anno in corso e, dall’altra, lavorare per migliorare l’efficienza del mercato del lavoro (con attenzione ai servizi alle persone e alle aziende per ridurre il mismatch tra domanda e offerta) e per promuovere politiche di sviluppo capaci di creare crescita economica e nuove opportunità di lavoro.





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