E’ passato ormai un anno dal primo lockdown in Italia a causa del Covid e ad eccezione della breve quanto illusoria parentesi estiva, il virus non avrebbe alcuna intenzione di lasciarci, come confermato anche dalla diffusione delle varianti. A commentare l’attuale situazione proponendo anche la sua visione rispetto agli scenari futuri è stato Stefano Vella, infettivologo e docente di Salute Globale all’Università Cattolica di Roma. In una intervista al portale Sanità Informazione ha commentato la terza ondata del Covid: “Scontiamo ancora una sorta di peccato originale, cioè il fatto di rincorrere il virus anziché anticiparlo. Fortunatamente però c’è un rinnovato consenso generale sull’importanza di alzare di nuovo la guardia”. A preoccupare sono però soprattutto le varianti, che tuttavia per gli esperti non rappresentano affatto una novità: “Quella inglese risulta più contagiosa comportando un aumento dei casi e, di conseguenza, delle ospedalizzazioni, ma fortunatamente è sensibile ai vaccini”, ha aggiunto Vella.
A proposito dei vaccini, l’infettivologo ha commentato la polemica sollevata in queste settimane rispetto ai ritardi: “La fornitura è ripresa, ce ne sono anche due nuovi in arrivo, quindi in sostanza non ci sono più scuse: dobbiamo vaccinare il più possibile, e il più veloce possibile per arginare le varianti”, ha proseguito. A suo dire “i vaccini funzionano, tutti”, compreso Astrazeneca sul quale inizialmente vi erano dubbi.
VELLA SULL’IPOTESI LOCKDOWN E IMMUNITÀ DI GREGGE
Sull’ipotesi di un nuovo lockdown, l’infettivologo Vella sembra avere le idee piuttosto chiare: “In linea teorica, come è stato visto anche nei due Paesi che stiamo usando come modello di riferimento per valutare l’impatto delle vaccinazioni, cioè l’Inghilterra e Israele, vaccinare in concomitanza o a ridosso di un lockdown paga. Il problema è che in Italia un altro lockdown duro sarebbe finanziariamente insostenibile: il tracollo totale”. Tuttavia anche le vie di mezzo, a suo dire, non rappresenterebbero una soluzione. In futuro il rischio concreto è che il Covid possa accompagnarci ancora per molto tempo. “L’immunità di gregge la vedo lontana, in generale con i coronavirus è difficile da raggiungere, ma in questo caso particolare oltre a vaccinare un numero enorme di persone bisognerebbe poi rivaccinarle ogni anno a causa delle varianti, un po’ come accade per l’influenza: uno sforzo immane”, dice Vella. Quale possibile soluzione, dunque? “Invece che inseguire un’immunità di gregge si debba pensare a svuotare gli ospedali, quindi vaccinare i fragili in via prioritaria”, esattamente come accaduto in Inghilterra e Israele dove le vaccinazioni a tappeto hanno portato allo svuotamento degli ospedali. La sensazione dell’esperto, infine, è che “dobbiamo attrezzarci per conviverci a tempo indeterminato” con il virus. Solo con i vaccini e con il mantenimento di alcune misure sarà possibile “evitare una catastrofe annuale”.