OMICIDIO NADA CELLA: UN CASO CHE PAREVA ORMAI CHIUSO…
Venticinque anni dopo, con un tempismo inquietante, si riapre il caso dell’uccisione di Nada Cella, allora 25 anni, trovata massacrata nell’ufficio dove lavorava come segretaria del commercialista Marco Soracco, a Chiavari, in provincia di Genova. Un caso che ormai era stato archiviato senza alcun risultato, in quanto l’unico sospettato a lungo per l’omicidio, il suo datore di lavoro, era stato scagionato. Era il 6 maggio 1996 quando la ragazza venne trovata uccisa con il cranio fracassato da un oggetto contundente mai trovato in ufficio da Marco Soracco che abitava nello stesso palazzo qualche piano più in su insieme alla madre.
Quando però la polizia scientifica arrivò per esaminare la scena del crimine e raccogliere tracce ed eventuali prove, la madre del commercialista aveva ripulito tutto, compreso le scale del palazzo, in un impeto di mania dell’ordine e di quella mentalità provinciale piccolo borghese che non tollera il disordine. Proprio così. Sul caso si sono seguite molte strade, anche le più improbabili, come quelle legate a un clan di rapitori anche loro commercialisti.
LA CRIMINOLOGA DEL CASO YARA GAMBIRASIO HA RIAPERTO IL COLD CASE SULL’OMICIDIO DI NADA CELLA
Il figlio venne comunque indagato in quanto l’unico possibile colpevole, secondo gli inquirenti avrebbe ucciso la ragazza perché questa era innamorata di lui cosa che lo infastidiva. Ma non si trovò alcuna prova tangibile e alla fine fu prosciolto. Mai dire mai. La criminiloga pugliese Antonella Pesce Delfino stessa consulente che si occupò del caso di Yara Gambirasio ha continuato a indagare e adesso il cold case come si dice in gergo si riapre con una nuova possibile colpevole. Secondo la Procura a straziare Nada fu una donna, Annalucia Cecere, ex insegnante destituita dal servizio nel 2017 per motivi disciplinari, allora ventottenne (oggi ha 53 anni), ora indagata per omicidio volontario.
Secondo gli inquirenti massacrò la vittima in un mix di gelosia e desiderio di rimpiazzarla nel lavoro all’interno dello studio. Si sarebbe giunti a ciò grazie all’esame di alcuni filamenti di dna maschili e femminili sulla camicetta della ragazza e sulla poltrona. Ma non solo. Sono stati rilasciati avvisi di garanzia per Marco Soracco e la madre, ancora viva, oggi 89 anni, Marisa Bacchioni, accusati di false dichiarazioni al pubblico ministero. I due avrebbero saputo tutto, chi era cioè l’assassino, e avrebbero taciuto e depistato le autorità. Una piccola sordida storia di provincia, quindi, quella che sembra dipanarsi, in cui vittima è stata una innocente ragazza che non aveva mai fatto nulla di male. Dopo 25 anni però la giustizia sembra essere arrivata.
Quello che sembra impossibile in casi come questi è come si possa portare il peso di un fatto del genere per così tanti anni tacendo. Eppure la Cecere era già stata indagata subito dopo il delitto: due testimoni l’avrebbero vista uscire dal palazzo del commercialista con una mano insanguinata. Inoltre lei e Soracco si erano conosciuti a una scuola di ballo e poi frequentati. La pista della gelosia prenderebbe corpo, ma una gelosia solo immaginaria. Due anni dopo l’omicidio la Cecere lasciò Chiavari per trasferirsi in un’altra città. Intanto, inspiegabilmente, la procura chiuse le indagini sul suo conto.