Omicidio Sharon Verzeni, prima udienza del processo a Moussa Sangare: sì alla perizia psichiatrica. Il padre della vittima parla di decisione sorprendente

La Corte d’Assise di Bergamo ha accolto la richiesta della difesa di Moussa Sangare di una perizia psichiatrica per accertare la capacità dell’imputato di intendere e volere al momento dell’omicidio Sharon Verzeni e la sua capacità di stare in giudizio. Una decisione, presa nella prima udienza del processo dopo oltre un’ora di camera di consiglio, che ha sorpreso la famiglia della vittima, il cui auspicio è di riuscire a ottenere giustizia.



Si è rivelata inutile l’opposizione del pm, perché appunto i giudici hanno dato il via libera alla perizia. Bruno Verzeni, al termine dell’udienza, ha espresso la sua speranza nell’avere giustizia, dicendosi un po’ sorpreso per la decisione, in particolare riguardo l’ammissibilità della perizia in merito alla capacità processuale dell’imputato.



Il processo, dunque, potrebbe giocarsi tutto sull’incapacità di intendere e volere. Di sicuro sarà un passaggio chiave del procedimento, la cui prossima udienza è in programma l’11 marzo. (agg. di Silvana Palazzo)

Processo omicidio Sharon Verzeni, scontro su perizia psichiatrica per Moussa Sangare

Iniziato a Bergamo il processo per l’omicidio Sharon Verzeni, la cui prima udienza affronta questioni preliminari ma non secondarie. Infatti, il legale dell’imputato Moussa Sangare ha chiesto subito che il suo assistito venga sottoposto a una perizia psichiatrica affinché venga accertato un eventuale vizio di mente che ne pregiudicherebbe la capacità di stare in giudizio. L’avvocato Giacomo Maj, citando carte del carcere e degli assistenti sociali del paese doveva il 30enne reo confesso viveva, parla di un distaccamento della realtà alla base dell’atteggiamento del suo assistito e ha fatto riferimento a un video, fornito dalla sorella, in cui è ripreso mentre parlerebbe “con i morti”.



Ma la procura si è opposta ad accertamenti sulla capacità di Sangare di stare in giudizio, rimettendosi invece sulla questione del vizio di mente, pur nutrendo delle “perplessità” in merito. A tal proposito, si fa riferimento al trasferimento dell’imputato dalla sezione “protetti” del carcere di San Vittore, dopo il quale non sono emersi problemi. Citando poi alcune carte della difesa, il pm ha definito l’uomo finito a processo per l’omicidio di Sharon Verzeni come “vigile“, “raziocinante” e in grado di capire i colloqui, ricordando che aveva mostrato “indifferenza” e “apatia morale” in merito a quanto di cui viene accusato. In virtù di tutto ciò, per l’accusa ritenerlo incapace di intendere e volere richiederebbe “un salto logico“.

Tra gli aspetti messi in evidenza anche il tentativo di depistaggio delle indagini. A opporsi alla perizia anche il legale della famiglia della vittima, parte civile, che ha chiesto la produzione del video della confessione, non per i suoi contenuti, bensì per l’atteggiamento mostrato da Sangare e per evidenziare la sua capacità di rispondere agli interrogativi degli inquirenti. Prima di ritirarsi per prendere una decisione sulle richieste delle parti, la Corte ha dato la parola all’imputato che, nel corso dell’intervento del pm, aveva alzato la mano: il 30enne si è proclamato “innocente“. (agg. di Silvana Palazzo)

Omicidio Sharon Verzeni, inizia il processo a carico di Moussa Sangare

È iniziato questa mattina in Corte d’Assise il processo per l’omicidio di Sharon Verzeni, la 33enne uccisa a Terno d’Isola (Bergamo) la notte tra il 29 e il 30 luglio 2024 mentre faceva una passeggiata per le vie del centro. Imputato il 31enne Moussa Sangare, reo confesso identificato dagli investigatori dopo giorni di indagini serrate a margine dell’efferato delitto.

Subito dopo l’aggressione, il giovane si era dileguato e la vittima, prima di morire, era riuscita a fare una telefonata al 112 per allertare i soccorsi sostenendo di essere stata accoltellata ma senza poter rivelare l’identità del suo assalitore. L’arma del delitto, un coltello da cucina sepolto vicino all’argine del fiume Adda, sarebbe stato ritrovato su indicazione dello stesso Sangare nei giorni successivi all’arresto.

Omicidio Sharon Verzeni, le accuse a Moussa Sangare

7 mesi dopo l’uccisione di Sharon Verzeni, l’imputato è a processo in Corte d’Assise a Bergamo dopo la richiesta di giudizio immediato formulata dal pm. Reo confesso del delitto, Moussa Sangare risponde di omicidio volontario aggravato da premeditazione, futili motivi e condizione di minorata difesa della vittima.

In sede di interrogatorio, il 31enne avrebbe raccontato di aver agito senza un preciso movente ai danni della donna dopo essere uscito di casa, quella tragica notte, con l’obiettivo di accoltellare qualcuno. Avrebbe poi abbandonato la scena del crimine in sella a una bicicletta e avrebbe occultato l’arma del delitto vicino al fiume senza però disfarsene definitivamente, con lo scopo di conservare un “ricordo”, una sorta di macabro souvenir del crimine commesso.