Il ’69 sarà un anno importante per Ordine Nuovo, il movimento di destra fondato da Pino Rauti nel ’56 e poi abbandonato nello stesso poco per rientrare nell’MSI proprio l’anno in cui avverrà la strage di Piazza Fontana a Milano. Un movimento che unisce la formazione ideologica con lo studio di Renè Guenon e Julius Evola a quella politica grazie alle parole di Giudio Giannettini e al suo Tecniche della guerra rivoluzionaria, oltre al Mein Kampf di Adolf Hitler. Gli affiliati di stampo neofascista verrano subito associati ad un termine in particolare: terroristi neri. In contrasto con i terroristi rossi, gli anarchici, e forse sottovalutati inizialmente. Soprattutto dalle autorità che inizieranno ad indagare sulla strage della Banca Nazionale dell’Agricoltura, che si concentreranno per lo più sull’ipotesi anarchica. “Mio padre nel ’72 uscì dalla vicenda processuale di Piazza Fontana totalmente assolto”, dice la figlia del fondatore, la senatrice Isabella Rauti, all’Adnkronos. “Il ricorrente e confuso richiamarlo continuamente in causa benchè prosciolto allora e benchè non sia più in vita, assomiglia più ad una persecuzione e ad un accanimento che ad una ricerca di verità, che evidentemente si trova altrove e non nella vita di mio padre”, sottolinea. Rauti verrà infatti associato alla tragedia nel ’72, due anni dopo l’esplosione, con l’accusa di terrorismo. Poi verrà incarcerato per due mesi e liberato dai magistrati Emilio Alessandrini e Gerardo D’Ambrosio. “Ordine Nuovo è stata un’organizzazione che ha avuto migliaia di iscritti e ceh è durata quindici anni”, dirà Rauti in un’intervista di diciannove anni fa, “negli anni del grande conflitto sociale ho avuto paura che i miei ragazzi fossero vittime della violenza e anceh per questo uscimmo dal mondo extraparlamentare rientrato nell’MSI. Se ci fossero però stati episodi di terrorismo, sarei stato il primo a combatterli”.
Ordine Nuovo, Cassazione senza dubbi
La Cassazione non avrà alcun dubbio sul fatto che la strage di Piazza Fontana è stata messa in atto da una cellula eversiva di Ordine Nuovo. Una pista veneta, che porterà presto a due nomi in particolare: Giovanni Ventura e Franco Freda. Non più processabili tuttavia grazie all’assoluzione piena ottenuta nell’87 e di sicuro non gli esecutori materiali. A piazzare la bombas, secondo i magistrati, è il Paracadutista. Un esponente del filone veronese di Ordine Nuovo, in stretti rapporti con La Fenice di Giancarlo Rognoni e con il padovano Massimiliano Fachini. Per Giampaolo Stimamiglio, amico di Ventura e confidente proprio sui fatti di Piazza Fontana, l’uomo in questione sarebbe il mestrino Delfo Zorzi. A sua volta processato e assolto. “E’ stato Zorzi a trasportare gli ordigni. Lui non è entrato in banca, è entrato un ragazzo giovane. Il figlio di un funzionario di banca”, aggiungerà, riferisce Gianni Barbacetto. Sarà lo stesso Zorzi a confidargli di aver preso parte all’attentato con l’aiuto del Paracadutista, forse Claudio Bizzarri di Verona. Come si giunge al suo nome? E’ il magistrato Guido Salvini nel suo La maledizione di Piazza Fontana, edizione Chiarelettere, ad intuire che Il Paracadutista e il complice di Zorzi sono la stessa persona. “Aveva poco più di vent’anni. Era un giovane benestante: il padre, col suo stipendio da dirigente, poteva assicurare alla famiglia un tenore di vita piuttosto agiato”, scrive. Il Paracadutista, l’uomo della bomba, era un attivista operativo e ricorreva alla violenza, grazie agli anni maturati nel servizio militare all’interno dei corpi d’elite. “Nel dicembre ’69”, dirà l’ex fidanzata in un processo di due anni dopo, “il mio fidanzato si assentò dalla scuola per cinque o sei giorni. Quando lo rividi gli chiesi il motivo di tali assenze e mi rispose che era stato a Milano”.