Per Ousseynou Sy sono stati chiesti 24 anni di carcere. E’ questa la richiesta del pubblico ministero di Milano, Luca Poniz, nei confronti del 47enne che il 20 marzo di un anno fa, 2019, aveva dirottato e incendiato un pullman con a bordo una cinquantina di ragazzi, nonché due insegnanti e una bidella, in quel di San Donato Milanese. Fortunatamente la vicenda si concluse senza un graffio per i sequestrati, ma la notizia colpì profondamente l’opinione pubblica alla luce del fatto che Sy, alla guida del bus, non si era fatto scrupoli a dirottare il mezzo pubblico con a bordo dei ragazzini. La richiesta di Poniz è giunta stamane, al termine della requisitoria sulla base della riqualificazione dei reati, così come riportato dai colleghi di SkyTg24.it. Alla richiesta del pm era presente anche lo stesso Ousseynou Sy, che ha ascoltato dando le spalle al magistrato nonché ai giudici della Corte, nell’aula bunker. Presente in aula anche Alberto Nobili, responsabile dell’antiterrorismo milanese.
OUSSEYNOU SY, PARTE CIVILE LE FAMIGLIE DEGLI ALUNNI
Si sono costituite parte civile le famiglie degli alunni che si trovavano a bordo del mezzo, alcune assistite dall’avvocato Antonio Ennio, assieme al Comune di Crema, nonché la società proprietaria del pullman ma per il solo reato di incendio. Fra pochi giorni, precisamente il prossimo 13 luglio, si terrà una nuova udienza e non è da escludere che proprio per quella data possa arrivare la sentenza in primo grado. I legali in difesa di Ousseynou Sy non hanno utilizzato la “strategia” dell’infermità mentale nel processo, in quanto gli psichiatri Renato Ariatti e Franco Martelli, incaricati della perizia richiesta dalla Corte d’Assise di Milano per accertare la “capacità di intendere e di volere al momento del fatto” dell’imputato hanno rilevato che il 47enne non era affetto da “vizio di mente per infermità” e, in particolare, “da alcun disturbo psichiatrico inquadrabile in una diagnosi codificata”. Inoltre, si legge sempre sulla perizia “non è stato possibile derivare l’esistenza, all’epoca dei fatti, di uno scompenso di natura psicopatologica avente correlazione causale con le condotte antigiuridiche, di cui ai capi di imputazione, tale da potersi configurare vizio di mente per infermità̀”.