I 21 punti del piano di Trump per la pace a Gaza: cosa prevede dalla fine delle ostilità, fino al riconoscimento internazionale della Palestina

Con i combattimenti che non accennano a diminuire e Netanyahu che solamente pochi giorni fa davanti alla platea dell’ONU si è detto pronto a continuare la sua guerra fino a quando non avrà raggiunto tutti gli obbiettivi che si è fissato, emergono anche i dettagli sulla pace a Gaza proposta dal presidente statunitense Donald Trump, articolata in 21 differenti punti che sembrano coprire – pur in modo piuttosto vago – tutti gli aspetti critici della convivenza tra Israele e Palestina.



A conti fatti, prima di arrivare ai 21 punti di Trump è utile ricordare che l’unico a essere veramente convinto che si arriverà a una pace a Gaza è proprio il tycoon inquilino della Casa Bianca che dopo aver ricevuto l’ok da parte dei paesi arabi, solamente venerdì scorso sul suo social Truth ha spiegato che i negoziati sono in corso e che proseguiranno fino a quando “sarà necessario”; sottolineando che tutte le parti coinvolte nel conflitto sono state debitamente informate sui punti della trattativa.



Dal conto suo, Israele più volte – forse più strumentalmente che realmente – ha più volte detto che una pace a Gaza è possibile in qualsiasi momento se Hamas consegna armi e ostaggi e si arrende, ma sul piano di Trump non sono ancora stati rilasciati commenti ufficiali; mentre dal lato di Hamas l’unica dichiarazione sembra aver negato il fatto che i dettagli dell’accordo siano giunti ai mediatori palestinesi affinché possano valutarli: una posizione – anche questa – forse più strumentale che effettiva.

I 21 punti del piano di Trump per la pace a Gaza: dalla fine della guerra allo Stato palestinese, tutti i dettagli

Comunque la si voglia vedere, resta il fatto che – come dicevamo prima – nel frattempo possiamo dare un’occhiata preliminare ai 21 punti della pace a Gaza proposti da Donald Trump e che partono (quasi ovviamente) dal fatto che dopo l’accettazione il conflitto cesserà immediatamente con Israele che interromperà tutte le operazioni militari a Gaza e ritirerà il suo esercito: condizione fondamentale per la pace a Gaza – altrettanto ovviamente – sarà la liberazione “entro 48 ore” di tutti gli ostaggi “vivi e deceduti” che sono nelle mani di Hamas, in cambio di “diverse centinaia di prigionieri palestinesi (..), oltre 1.000 abitanti di Gaza arrestati e (..) ai corpi di diverse centinaia di palestinesi”.



Dopo il raggiungimento della pace a Gaza – postula ancora il piano di Trump – la Striscia dovrà essere “deradicalizzata e liberata dal terrorismo“, oltre che “riqualificata”: ai membri di Hamas che vorranno coesistere pacificamente con Israele “verrà concessa l’amnistia” e a chi intende lasciare la Striscia potrà usare dei corridoi privilegiati “verso i paesi di accoglienza”; mentre al contempo sarà garantito da Israele l’arrivo di almeno “600 camion di aiuti umanitari al giorno (..) senza interferenze” da nessuna delle due parti.

Proteste a Gaza City contro l’occupazione israeliana, 21 agosto 2025 (Ansa)

Raggiunta la pace a Gaza, peraltro, il piano prevede l’istituzione di un “governo temporaneo e transitorio” del quale faranno parte “tecnocrati palestinesi” e che sarà sottoposto al controllo di un “organismo internazionale istituito dagli Stati Uniti” con il compito di garantire ai civili i necessari “servizi quotidiani” e di definire un piano per riqualificare la Striscia: governo – spiega ancora il piano per la pace a Gaza – che resterà in carico fino al momento in cui l’ANP non avrà completato il “programma di riforme” e sarà pronta a subentrare; mentre Hamas non potrà più avere alcun ruolo politico o militare a Gaza.

Guardando al futuro, il piano per la pace a Gaza prevede anche di rendere la Striscia una “zona economica speciale” per rendere più semplice la ricostruzione e la ripresa economica con tanto di incentivi affinché i palestinesi rimangano a vivere lì: nella Striscia verrà istituita una polizia palestinese con il compito di garantire la sicurezza dei cittadini, sostituendosi progressivamente a Israele che – postula il piano – non potrà né annettere né occupare la Striscia; mentre al contempo si procederà all’avvio di una “deradicalizzazione della popolazione” palestinese in vista di un piano a lungo termine per la convivenza pacifica tra i due popoli che – conclude il piano per la pace a Gaza – potrebbe portare anche al riconoscimento internazionale di uno “Stato palestinese”.