Strage di Paderno Dugnano: per i giudici Riccardo Chiarioni era perfettamente lucido quando uccise i suoi genitori e il fratellino minore
Sono state pubblicate – con i consueti tempi tecnici di attesa dopo la pronuncia – le motivazioni della corte per la condanna a carico di Riccardo Chiarioni per il triplice omicidio di Paderno Dugnano in cui uccise brutalmente entrambi i suoi genitori e il fratellino minore, chiamando poi personalmente le autorità e ammettendo immediatamente le sue colpe: un caso – quello di Paderno Dugnano – particolarmente discusso e che si è concluso (dopo il rito abbreviato) con una condanna a 20 anni di reclusione per Chiarioni.
Partendo dal principio, per ricordare cosa successe a Paderno Dugnano dobbiamo tornare indietro fino al 2024: dopo aver festeggiato il compleanno del padre, Riccardo Chiarioni – all’epoca dei fatti 17enne – di notte entrò nella camera in cui riposava il fratello Lorenzo colpendolo 57 volte con un coltello, per poi scagliarsi anche con i genitori – Fabio e Daniela – con altre 51 coltellate; tutto chiamando poi le autorità che l’hanno trovato seduto tranquillamente sul muretto fuori dall’abitazione di Paderno Dugnano con il coltello in mano e i vestiti sporchi di sangue.
Durante il processo per la strage di Paderno Dugnano fu effettuata – su richiesta del giudice – una perizia psichiatrica su Chiarioni al quale venne riconosciuto un parziale vizio di mente e si appurò che uccise i familiari perché rimuovere gli ostacoli che gli avrebbero impedito di vivere nel mondo “dell’immortalità”; mentre nonostante il parziale vizio di mente, il processo si è concluso con la condanna massima per i minorenni, ovvero 20 anni di reclusione.
Le motivazioni per la condanna sulla strage di Paderno Dugnano: “Chiarioni progettò e attuò lucidamente il piano omicidiario”
La sentenza per la strage di Paderno Dugnano fece parecchio discutere gli osservatori esterni e solamente oggi è possibile comprendere per quale ragioni i giudici abbiano optato per la pena massima: nelle motivazioni, infatti, si legge che ad avviso della Corte Chiarioni quando uccise i familiari era perfettamente in grado di distinguere “la realtà dall’immaginazione” di quel mondo dell’immortalità, tanto da “programmare lucidamente” e attuare il piano per il triplice omicidio.
Secondo i giudici, la lucidità sarebbe dimostrata dal fatto che il 17enne di Paderno Dugnano avrebbe “mantenuto lo stesso livello di organizzazione mentale” nelle varie fasi dell’omicidio, mettendo in scena quel piano organizzato “nei minimi dettagli” e che l’ha portato a “tendere una trappola” ai suoi genitori dopo aver assassinato il fratellino minore; tutto agendo con una chiara brutalità testimoniata dall’elevato numero di colpi inflitti, dalla scelta di infierire “sui corpi esanimi” e dai colpi inflitti al padre “alle spalle” dopo aver finto un ravvedimento.

Parole fermamente contestate dal legale del reo confesso killer di Paderno Dugnano che ha annunciato – dopo la pubblicazione delle motivazioni – di aver già presentato ricorso in appello, ritenendo che il giudice avrebbe completamente ignorato “il nesso di causalità” tra la condizione psichiatrica di Chiarioni e “il reato commesso”; ritenendo che il “disturbo [mentale] riconosciuto” non abbia veramente “inciso nella capacità di volere”.
