Strage Paderno Dugnano: accolta richiesta della Procura di 20 anni di carcere Riccardo Chiaroni, a cui non è stato riconosciuto il vizio parziale di mente

Riccardo Chiarioni è stato condannato a 20 anni di carcere, la pena più severa prevista, per il triplice omicidio avvenuto nella notte tra il 31 agosto e il 1° settembre 2024, quando aveva soltanto 17 anni. In una villetta di Paderno Dugnano, alle porte di Milano, il giovane assassinò brutalmente con 108 coltellate il padre, la madre e il fratellino di 12 anni. La sentenza sulla strage è stata emessa dal Tribunale per i minorenni di Milano, al termine del giudizio con rito abbreviato.



I giudici non hanno accolto la tesi della difesa, rappresentata dall’avvocato Amedeo Rizza, che aveva invocato una parziale infermità mentale, nonostante una perizia psichiatrica l’avesse effettivamente diagnosticata. La Procura, che aveva richiesto la condanna a 20 anni, aveva già predisposto per l’imputato – oggi maggiorenne – un percorso terapeutico specifico. (agg. di Silvana Palazzo)



Strage di Paderno Dugnano, la richiesta di condanna dell’accusa

È una richiesta pesante quella depositata dalla Procura per i minori di Milano nel processo sul caso di Paderno Dugnano a carico di Riccardo Chiaroni, il ragazzo che nella notte tra il 31 agosto e il 1° settembre 2024, quando aveva 17 anni, ha ucciso padre, madre e fratellino di 12 anni con 108 coltellate, all’interno della villetta situata nel paesino milanese; gli inquirenti hanno chiesto una condanna a 20 anni di reclusione, applicando lo sconto di un terzo previsto per il rito abbreviato sul massimo della pena per imputati minorenni, che in questi casi sarebbe di 30 anni con la sentenza attesa per il pomeriggio di oggi, venerdì 27 giugno.



Il processo si sta svolgendo davanti al Tribunale per i minorenni di Milano, con rito abbreviato come previsto per i reati commessi da imputati con meno di 18 anni, e ha attirato l’attenzione mediatica e pubblica per l’efferatezza del gesto e la giovanissima età del suo autore; la dinamica della strage familiare, ricostruita nei mesi successivi, ha rivelato una violenza estrema che si è sprigionata in un contesto familiare apparentemente normale, senza segnali evidenti di crisi o problemi.

Paderno Dugnano, la difesa di Riccardo Chiaroni: “Era incapace di intendere e di volere, va prosciolto”

Nel processo sulla strage di Paderno Dugnano, la linea difensiva, affidata all’avvocato Amedeo Rizza, punta invece tutto sull’incapacità totale di intendere e di volere da parte di Chiaroni, chiedendo il proscioglimento in base alla non imputabilità e a sostegno di questa tesi è stata depositata anche una consulenza tecnica firmata dal perito di parte Marco Mollica, secondo cui il ragazzo non sarebbe stato in alcun modo in grado di comprendere il valore e le conseguenze delle proprie azioni la notte della strage; in subordine, l’avvocato ha chiesto che, in caso venga riconosciuta la parziale infermità mentale, venga comunque applicata una pena ridotta che tenga conto sia del vizio di mente sia delle attenuanti generiche.

Nonostante le divergenze tra accusa e difesa, il quadro clinico delineato dagli specialisti appare complesso e articolato: Chiaroni avrebbe raccontato agli inquirenti di voler diventare immortale, e che uccidendo i suoi familiari avrebbe potuto vivere libero da vincoli, rifugiandosi in un mondo fantastico da lui stesso costruito nella propria mente e, per questo motivo, il tribunale aveva già disposto per lui un percorso di cure psichiatriche specifiche, come richiesto nel tempo anche dallo stesso dottor Martelli. Le cure, tuttora in corso, si inseriscono in un progetto di recupero psicologico all’interno del sistema penale minorile.

E’ atteso per oggi pomeriggio il verdetto del Tribunale per i minorenni di Milano, chiamato a stabilire se Riccardo Chiaroni debba scontare una pena di 20 anni o essere considerato incapace di intendere e di volere e dunque non punibile, con un futuro affidato solo alle cure e alla riabilitazione.