Paderno Dugnano, come il mercato immobiliare viene usato per l'islamizzazione nell'hinterland di Milano: intermediari favoriscono le associazioni musulmane
Una rete organizzata mirerebbe a diffondere sistematicamente la religione islamica a Paderno Dugnano attraverso acquisti immobiliari e attività non commerciali, con il rischio di modificare anche la composizione sociale di alcuni quartieri. È quanto sostiene Il Tempo in una nuova inchiesta giornalistica sul caso di Paderno Dugnano, comune alle porte di Milano, dove un edificio precedentemente utilizzato dai Testimoni di Geova sarebbe stato venduto, lo scorso 7 aprile, all’associazione islamica “La casa della cultura musulmana“.
La vicenda sta generando preoccupazione tra una parte della cittadinanza locale, non solo per il precedente legato a un centro islamico considerato abusivo, ma anche per le dimensioni della struttura, che può contenere fino a mille persone per turno di preghiera.
I timori sono dunque legati alla sicurezza, poiché si ipotizza che potrebbero tornare nella zona anche i fedeli che fino a due anni fa avevano occupato abusivamente un seminterrato in città. Secondo il quotidiano, il rischio di un processo di islamizzazione non sarebbe quindi una mera fantasia alimentata da ambienti politici di destra, ma un pericolo concreto.
IL RISCHIO ISLAMIZZAZIONE A PADERNO DUGNANO
L’inchiesta de Il Tempo rivela che a Paderno Dugnano, soprattutto nella zona centrale della città, opererebbero alcuni intermediari che sui social fanno proselitismo islamico, lanciando anche accuse pesanti contro il governo italiano. Si tratterebbe di soggetti abili nella gestione delle compravendite immobiliari, che non figurano mai ufficialmente e si celerebbero dietro altre professioni, utilizzando prestanome. Le abitazioni trattate sarebbero sempre e solo rivolte a persone di religione musulmana, con l’obiettivo di allargare la comunità e creare un punto di riferimento stabile e centralizzato.
Secondo il giornale, si tratterebbe di una rete che porta avanti un disegno strategico: gestire il territorio per promuovere la diffusione dell’Islam, non soltanto attraverso occupazioni abusive, ma anche mediante operazioni economiche apparentemente regolari. Non si tratterebbe, infatti, di soggetti nullatenenti: al contrario, disporrebbero di mezzi significativi, occultati dietro professioni di facciata.
Le due associazioni islamiche coinvolte — una attiva nella compravendita e l’altra nelle occupazioni abusive — risulterebbero prive di partita IVA e registrate solo con codice fiscale, il che impedirebbe di rintracciarle facilmente tramite la Camera di Commercio. Tuttavia, sempre secondo la testata, sarebbero già attenzionate dalle autorità italiane, che per ora preferirebbero non commentare pubblicamente.
Il tutto si starebbe svolgendo senza un’intesa con lo Stato italiano, come invece previsto per altre religioni riconosciute. E secondo Il Tempo, questo silenzio istituzionale si spiegherebbe anche con la presunta incompatibilità tra i dettami dell’Islam e l’ordinamento sociale italiano.