Dall'UE primo si alla revisione della lista dei paesi sicuri: quali sono e cosa cambia adesso dal punto di vista dei rimpatri dei migranti

Tutto è pronto a cambiare drasticamente per la gestione dei migranti in Europa con l’UE che ha recentemente dato il suo primo via libera ufficiale alle revisioni della lista dei paesi sicuri per le quali si era duramente battuto l’esecutivo Meloni, al fine si aumentare il numero di rimpatri e far – finalmente – funzionare i famosi centri in Albania: una vera e propria vittoria per l’Italia che, non a caso, è stata mediata dalla cosiddetta “maggioranza Venezuela” che include il PPE, l’ECR e i Patrioti; mentre sono state parecchie le critiche alle novità sui paesi sicuri da parte delle sinistre europee.



Il provvedimento sui paesi sicuri muove in diverse direzioni, partendo da un importante aggiornamento dell’effettiva lista per includere anche realtà – precedentemente escluse – come il Bangladesh, l’Egitto, il Marocco, la Colombia, l’India, il Kosovo e la Tunisia: proprio verso questi ultimi, i paesi che lo desiderano potranno attuare percorsi rapidi per il rimpatrio, sia nel caso in cui siano i paesi di provenienza dei migranti, sia che si tratta del loro porto di partenza per raggiungere l’Europa.



Non solo, perché nel testo vengono anche inclusi tra i paesi sicuri tutti quelli che sono candidati per l’adesione all’Unione Europea e quelli per i quali i singoli stati membri hanno stipulato accordi di partenariato personali; mentre l’ultima modifica – forse anche la più importante – è quella che permette ai 27 di modificare a proprio piacimento le liste dei paesi sicuri per includerne di nuovi, fatta salva la clausola che a fronte di un riconoscimento dei visti di protezione per il 20% dei migranti provenienti da un paese, quest’ultimo verrà escluso automaticamente dall’elenco.



L’UE rivede la lista dei paesi sicuri: esultano Ciriani e Procaccini, tra le critiche di Strada e Salis

Insomma, quella sui paesi sicuri è una vera e propria vittoria per l’esecutivo Meloni che da tempo “combatte” contro certe ali della magistratura italiana proprio sul tema dei rimpatri: gli stessi giudici, infatti, si erano appellati all’Unione Europea per chiedere chiarimenti sulla designazione dei paesi che possono essere considerati sicuri e con questa prima (ma non ancora definitiva) vittoria si chiuda una partita durata – a conti fatti – troppo tempo.

Uno sbarco da nave Diciotti a Reggio Calabria (Ansa)

Esulta, dopo la vittoria in UE, il primo relatore del testo sui paesi sicuri Alessandro Ciriani – vice per conto di ECR, partito di cui fa parte FdI, in commissione Libe – che l’ha definito un “passaggio cruciale” per mettere ordine ai regolamenti comunitari sui migranti; mentre sulla stessa lunghezza d’onda si è mosso anche Nicola Procaccini (anche lui in quota FdI) che ha parlato una “svolta importante” che “renderà più facili (..) i rimpatri”.

Dall’altra parte della barricata, invece, si sono posizionate la Dem Cecilia Strada che ha ricordato che in Tunisia – inserita, appunto, nella lista dei paesi sicuri – lo stato dei “diritti umani” è drammatico, denunciando il fatto che la nuova lista distrugga “il sistema d’asilo” europeo facendo fede a semplici “accordi bilaterali”; unitamente all’AVS Ilaria Salis che ha parlato di una “riduzione drammatica” delle tutele per chi cerca “protezione internazionale”.