Chi è Paola Cesaroni, la sorella di Simonetta Cesaroni e la sua battaglia per la verità sul delitto di Via Poma: "Poteri forti hanno coperto l'assassino"

PAOLA CESARONI CHI È? A SPECIALE TG1 SU DELITTO DI VIA POMA

Paola Cesaroni torna a parlare del delitto di Via Poma: la sorella di Simonetta Cesaroni ha deciso di scrivere una lettera dopo la decisione del gip di Roma di respingere la richiesta di archiviazione del caso. La vicenda è oggi al centro della nuova puntata di Speciale Tg1, che ha raccolto anche la sua testimonianza esclusiva: le anticipazioni rivelano che la sorella della vittima in questa missiva ribadisce la sua fiducia nei magistrati e nella giustizia affinché si riesca a scoprire la verità sul delitto.



Nei mesi scorsi Paola Cesaroni era intervenuta a Quarto Grado, spiegando che con quel provvedimento del gip è come se le indagini ricominciassero da capo. Ma bisogna ripartire dall’ufficio e tutto ciò che riguarda Via Poma: “Secondo me, ha lì le radici” il delitto.

LA RICOSTRUZIONE DEL RITROVAMENTO

Proprio lei aveva trovato il 7 agosto del ’90 il cadavere della sorella. C’erano il fidanzato Antonello e il datore di lavoro della sorella, Salvatore Volponi, col figlio Luca. Arrivarono alle 23 circa: Volponi scavalcò perché al citofono nessuno aveva aperto. All’inizio la portiera era reticente: “Non è uscita subito da casa, quando siamo arrivati davanti all’ingresso neanche ha aperto subito, glielo abbiamo dovuto richiedere“. Nella sua ricostruzione ha spiegato che il primo a entrare e cercare Simonetta Cesaroni è stato Volponi, che ha visto tornare con l’espressione “un po’ angosciata, con le mani nei capelli“.



Paola Cesaroni ha raccontato di aver iniziato a correre nel corridoio, urlando, venendo trattenuta. Ma c’è un dettaglio che né lei né il fidanzato hanno mai dimenticato, un dettaglio che dimostra come la scena del crimine sia stata ripulita e, di conseguenza, inquinata.

Era buio, quindi vedo la sagoma di mia sorella, non ho visto come effettivamente stava e mi hanno portato via, Antonello è rimasto lì e, quando ha chiuso la porta, mi ha riferito fin dalla notte stessa che dietro la porta c’era una strisciata di sangue, una manata così definita, non quegli sbaffetti che si vedono dalle foto“.



PAOLA CESARONI, I TABULATI TELEFONICI E L’OMBRA DEI POTERI FORTI

Un altro dettaglio importante è la cartelletta di lavoro che è misteriosamente scomparsa. “Dopo tanti anni di errori, di delusioni, il lavoro secondo me non sempre è stato fatto in maniera giusta“, ha raccontato Paola Cesaroni, secondo cui è strano che non siano stati chiesti i tabulati telefonici, anche in relazione al giallo dell’orario della morte che non è stato stabilito con precisione. I tabulati potrebbero far vacillare gli alibi delle persone che quel giorno si trovavano o passarono da Via Poma?

Non si è mai dilungata nelle riflessioni, ma Paola Cesaroni è stata incisiva anche nell’intervista rilasciata a gennaio a Repubblica, parlando una volontà di non trovare la verità sulla morte della sorella. Non le importa se l’assassino di Simonetta Cesaroni sia vivo o morto, quello che conta è individuarlo. Con le nuove indagini c’è un’occasione unica di arrivare alla verità e abbattere il muro innalzato dai “poteri forti” per depistare le indagini. “La mano di qualcuno forte c’è stata“.