Perché il giudice Paolo Borsellino iniziò ad interessarsi al dossier Mafia-Appalti: quel sottile filo rosso che porta alla strage in via D'Amelio
Nella fitta serie di eventi che hanno portato alla strage in via D’Amelio – accaduta esattamente 33 anni fa in questa giornata – che è costata la vita al giudice antimafia Paolo Borsellino, la trasmissione FarWest (condotta da Salvo Sottile e in onda nella prima serata di oggi su Rai 3) approfondirà il tema del famoso dossier “Mafia-Appalti” che, secondo molti, è all’origine dell’atroce strage compiuta – punto questo appurato da tutte le indagini condotte fino a questo momento – da Cosa Nostra; il tutto fermo restando che in quel periodo Paolo Borsellino – esattamente come il collega Giovanni Falcone, ucciso sempre da Cosa Nostra poco meno di due mesi prima a Capaci – stava indagando approfonditamente sulla gerarchia mafiosa siciliana.
Proprio Paolo Borsellino e Giovanni Falcone resero possibile il maxi processo che portò all’incriminazione di personaggi importantissimi per Cosa Nostra, come il capo dei capi Totò Riina; mentre qui la nostra attenzione va su quel dossier Mafia-Appalti: il via all’inchiesta fu dato proprio dal giudice Falcone, che nel febbraio del 1991 iniziò a indagare sulle infiltrazioni mafiose negli appalti pubblici, ipotizzando l’esistenza di allacci tra i boss mafiosi e alcune figure politiche e imprenditoriali colluse; mentre dopo il suo omicidio a Capaci l’inchiesta fu assunta dal colonnello Mario Mori e dal capitano Giuseppe De Donno.
L’interesse di Paolo Borsellino per il dossier “Mafia-Appalti”: fu lui a ricevere la soffiata sul gruppo Ferruzzi-Gardini
L’interesse di Paolo Borsellino per il dossier Mafia-Appalti arrivò in un secondo momento, subito dopo l’omicidio del collega Falcone, e fu testimoniato dagli stessi Mori e De Donno, che raccontarono di aver incontrato il giudice nel giugno del 1992 per discutere (seppur brevemente) dell’inchiesta: lo stesso magistrato, poco dopo, confermò pubblicamente il suo interesse per l’indagine e sul finire di giugno interrogò personalmente – assieme al pm Vittorio Aliquò – il collaboratore di giustizia Leonardo Messina.
Messina a Borsellino parlò per la prima volta del funzionamento del sistema degli appalti e fece anche il nome della Calcestruzzi S.p.A. della famiglia Ferruzzi-Gardini tra i collusi con Cosa Nostra; mentre solamente una ventina di giorni più tardi scoppiò la bomba in via D’Amelio che uccise sul colpo il giudice e la sua scorta armata: secondo la procura di Caltanissetta, la strage poteva essere legata anche all’interesse di Borsellino per il dossier, ma dopo una lunga indagine la tesi fu archiviata nel 2003 e, da quel momento, non sembra essere più tornata sotto l’attenzione degli inquirenti.
