Paolo Conte ha rivelato che nella bara della madre ha inserito il testo della canzone "Azzurro": "Lei diceva che questo singolo era antico e moderno insieme"
Il sogno della musica lo portò a “dimenticarsi” della scuola (“un anno mi presi sei materie a ottobre”), ma da quell’ambizione sono nati alcuni capolavori del nostro canto, come “Azzurro“, il cui testo fu deposto da Paolo Conte nella bara della madre: “Lei diceva che questa canzone era antica e moderna insieme. L’antico era soprattutto nella musica, come una tenerezza d’altri tempi, e proprio in questo sentimento risiedeva anche la sua modernità: era una canzone trasgressiva nell’epoca beat in cui è nata. Capimmo subito che era una canzone vincente. Rimane una canzone importante per me e non l’ho mai dimenticata”.
PAOLO CONTE: “AL MIO ESORDIO ROVESCIAI IN PLATEA UNA BOTTIGLIA D’ACQUA MINERALE”
Nel dialogo con i colleghi del “Corriere della Sera”, Paolo Conte ha rammentato il suo primo vero concerto, a Verona: “Eravamo nell’hangar di una vecchia funivia ristrutturata. Durante le prove avevo posato in terra una bottiglia d’acqua minerale. Entrando poi in scena, nel buio, le ho dato un calcio e si è rovesciata in platea. Fu comunque un successo”.
Tra le sue passioni ci sono Jannacci (“il nostro cantautore più grande”), l’enigmistica (“la amo fin dall’infanzia, ma niente parole crociate: solo i giochi che contengono l’enigma, cioè i rebus e le crittografie”) e la pittura (“mi piace, è un vecchio vizio nella mia vita, più antico di quello per la musica”). La sua esistenza è finora stata felice, per sua stessa ammissione, mentre l’Aldilà, per Paolo Conte, non ha una forma ben precisa: “Spero in un bel sonno”.