Paolo Virzì/ “Le disuguaglianze sociali di 25 anni fa esistono ancora oggi”

- Carmine Massimo Balsamo

Il regista Paolo Virzì sul futuro delle sale italiane: “Devono ritornare ad essere luoghi di comunità di piacere collettivo”

Micaela Ramazzotti con Paolo Virzì Micaela Ramazzotti con Paolo Virzì ai tempi del loro matrimonio (Web)

Sono trascorsi 25 anni da “Ovosodo”, film premiato al Festival di Venezia e ai David di Donatello. Giovedì a “Scena”, al Cinema lungo il Tevere, verrà proiettato accompagnato dal suo regista Paolo Virzì. Intervenuto ai microfoni di Repubblica, il cineasta toscano ha spiegato che i temi trattati in quella pellicola restano molto attuali, pur raccontando un’Italia molto diversa.

Paolo Virzì si è soffermato in particolare sul finale, in cui il protagonista, pieno di talento, diventa un operaio e va a lavorare tutti i giorni in un’industria: “Per i tempi si trattava di un finale amaro, mentre se oggi un ragazzo trovasse un posto di lavoro a tempo indeterminato, sarebbe di certo un epilogo trionfale”. Per il regista c’è anche altro di eterno, ovvero il racconto delle disuguaglianze sociali: “Tra l’altro, ‘Ovosodo’, è stato riproposto proprio qualche giorno fa da una piattaforma americana molto noto che inizia con la N, di cui non ricordo il nome…”.

Paolo Virzì tra le difficoltà delle sale e il nuovo film

Paolo Virzì si è poi soffermato sulla tormentata ripresa del cinema, con le sale quasi sempre vuote nonostante l’addio alle mascherine e alle principali restrizioni. Per il regista la pandemia ha avuto un peso fondamentale e l’exploit delle piattaforme ha contribuito fortemente: “Ora la sala cinematografica deve fare uno sforzo in più per competere, tornando ad essere un’esperienza di emozione e piacere collettivo”. Serve un cambio di passo, dunque, mentre Paolo Virzì si prepara all’uscita del suo nuovo film, “Siccità”, con protagonisti Monica Bellucci e Silvio Orlando. La data di uscita è top secret, ma più di qualcuno pensa che verrà presentato al Festival di Venezia: “Tre giorni nella Capitale di un’estate immaginaria”, la sua anticipazione. E ancora: “Non è assolutamente un documentario sulla siccità. E’, piuttosto, una specie di romanzo basato su alcune vicende umane che si intrecciano”.  







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