La diplomazia del Vaticano sul dramma in corso a Gaza: la speranza per la gente e i messaggi duri di Papa Leone XIV Pizzaballa e Parolin a Israele
IL “TRIS” DI ACCUSE ALLO STATO DI ISRAELE DALLA CHIESA CATTOLICA: PIZZABALLA RESTA A GAZA E NON VUOL SENTIR PARLARE DI GIUSTIFICAZIONE
È inevitabile che l’attacco alla piccola chiesa cattolica di Gaza provocasse una forte reazione da parte della cristianità mondiale, ma è sul (presunto) cambio di registro della Chiesa di Papa Leone XIV che si interroga ora la comunità internazionale: dal Patriarca latino di Gerusalemme, il cardinale Pizzaballa, al Segretario di Stato, il Card. Parolin, fino ovviamente al Santo Padre Prevost, sono tre le “reazioni” che hanno come radice comune la volontà di infondere speranza alla popolazione e al contempo un avvertimento allo Stato di Israele (così come è avvenuto oggi, parallelamente, con l’appello di molte nazioni occidentali – Italia compresa).
Il Patriarca Pizzaballa – entrato lo scorso venerdì all’interno della Striscia di Gaza per aiutare, sostenere con la preghiera e coordinare i vari aiuti della parrocchia della Sacra Famiglia nella chiesetta di Gaza City colpita dai raid israeliani lo scorso 17 luglio 2025 – è rimasto con i fedeli cristiani e con il popolo palestinese, posticipando il suo ritorno a Gerusalemme: nella giornata di oggi assieme al parroco ferito dai raid, padre Gabriel Romanelli, hanno celebrato la Santa Messa nella medesima struttura della comunità cristiana (che ospita circa mezzo migliaio di rifugiati). «Non sarete abbandonati», ripete più volte il Patriarca Pizzaballa, «in questa distruzione la vita e la speranza sono ancora pesanti».
La preoccupazione però è rivolta non solo alla comunità cristiana di Gaza ma a tutta l’area nel cono di raid, bombe e droni da ormai quasi due anni: tanto con Hamas quanto con Israele si rivolge il cardinale bergamasco, assieme ai vari responsabili cattolici di Terra Santa, «siamo molto preoccupati per la popolazione di Gaza».
Parlando con i media del Vaticano è lo stesso Pizzaballa a seguire, idealmente, quanto detto con coraggio negli scorsi giorni dal Segretario di Stato: «il Governo di Israele non è giustificabile per il dramma in corso a Gaza», il giudizio della Chiesa è netto e porta il messaggio di speranza e preghiera di tutte le chiese cristiane del mondo. Se infatti Parolin aveva parlato di “ragionevole dubbio” nel ritenere un errore il raid giunto sulla chiesa della Sacra Famiglia, Pizzaballa rincara la dose: «abbiamo il dovere morale di criticare la politica adottata dal Governo (Netanyahu, ndr) a Gaza».
COME SI STA MUOVENDO LA DIPLOMAZIA DEL VATICANO SULLA GUERRA IN MEDIO ORIENTE (E NON SOLO)
Non si deve arrivare a ritenere le ritorsioni contro Hamas nella Striscia di Gaza come una sorta di «punizione collettiva»: questo ha spiegato Papa Leone XIV nel considerare al contempo sia l’offensiva terroristica immane della sigla palestinese (con tanto di ostaggi uccisi e tenuti segregati da due anni), e sia gli orrori di una guerra mossa dalla IDF contro gente innocente che si ritrova come “scudi umani” sfruttati dalla stessa Hamas.
Pizzaballa con Parolin e Prevost rilanciano con voce unica: «niente trasferimenti di popoli, non ci saranno riviere a Gaza». Come ha spiegato lo stesso Patriarca nella messa odierna con la comunità palestinese cattolica, la promessa è che la Santa Sede – con il Vicariato della Terra Santa e il Patriarcato di Gerusalemme – saranno tutto quanto possibile per fermare la guerra insensata. Una diplomazia fatta di parole e opere, di messaggi e lavori in “sotto traccia”: non è facile ma il messaggio della Chiesa di Cristo è quella di soffermarsi sulla logica irrinunciabile del perdono ma al contempo di non smettere di denunciare gli orrori e i drammi in corso contro la popolazione innocente.
Se tra Russia e Ucraina prosegue l’intento del Vaticano di organizzare un tavolo negoziale stabile (qui gli ultimi dettagli in evoluzione, ndr) sul Medio Oriente, la strategia della Santa Sede è ancora più complessa e vede lavori sul campo (Pizzaballa e i leader delle chiese cristiane in Terra Santa), sulla politica (con il Segretario Parolin) e sulla comunità internazionale, con i messaggi continui di Papa Leone XIV che non fanno mai perdere la speranza.
Nel frattempo è di oggi la notizia, data dal bollettino del Vaticano, di una lunga telefonata tra il Santo Padre e il presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese, Abu Mazen (Mahmoud Abbas): le violenze contro i villaggi cristiani in Cisgiordania (in teoria sotto il controllo dell’ANP), il dramma di Gaza e gli sviluppi del conflitto sono i temi affrontati nella telefonata di questa mattina. Papa Leone XIV ha poi rinnovato l’appello per il rispetto dei diritti umani in tutta l’area, invocando la protezione sui luoghi sacri e sulle aree di aiuti ai civili, rispettando infine «l’ingresso adeguato di aiuti umanitari».