L'omelia e l'Angelus di Papa Leone XIV in Vaticano: il piano di pace, l'appello contro antisemitismo e atroci sofferenze a Gaza. Sui migranti...
PAPA LEONE XIV PREGA PER LA PACE (DI TUTTI E PER TUTTI); L’APPELLO CONTRO BOMBE A GAZA E ANTISEMITISMO
Criticato da chi lo ritiene “troppo” filo Israele, e chi “troppo poco”, da chi lo vorrebbe tuonante contro la Russia o critico contro l’Europa pro-Ucraina, insomma tirato costantemente per la “giacchetta”, quanto emerge dalla giornata di celebrazioni con Papa Leone XIV è come sempre un passo avanti a chi vorrebbe tanto inscatolare – a sinistra o a destra – il Santo Padre della Chiesa Cattolica. Il quale è tutto fuorché “ingenuo” e capisce bene che l’unico vero messaggio costante valido è quello della sequela e testimonianza di Cristo, il resto viene tutto in seconda battuta.
Celebrano oggi la Santa Messa per il Giubileo delle Missioni e dei Migranti in Piazza San Pietro, e poi pregando assieme alla comunità cristiana con il tradizionale Angelus domenicale, Papa Leone XIV ha rivolto un nuovo appello di pace per tutti in nome di quell’Unico in grado di generare e infondere pace nel male del mondo: «la Chiesa è tutta missionaria ed è tutta un grande popolo in cammino verso il Regno di Dio». È forte il dolore per le sofferenze atroci e immani patite dalla popolazione palestinese a Gaza ancora nel centro della guerra, e al contempo il Pontefice esprime preoccupazione per l’insorgere dell’odio antisemita a livello sempre più globale.

Come spiega Papa Prevost prima della recita dell’Angelus, quanto visto con l’attentato alla Sinagoga di Manchester nella scorsa settimana è preoccupante e parla di un mondo ancora invaso da odio e ideologia: una piccola luce di speranza arriva però dall’evoluzione del piano di pace proposto da Trump e accettato da buona parte del Medio Oriente, Hamas incluso (in attesa di conferme effettive). Papa Leone auspica ora che vi siano risultati reali sperati dopo gli indubbi «significativi passi in avanti nelle trattative di pace»., ovvero dopo la sostanziale accettazione del movimento terroristico palestinese al piano USA-Israele-Qatar.
IL GIUBILEO DEI MIGRANTI E DELLE MISSIONI: “OCCORRE RESTARE AD ANNUNCIARE CRISTO”
Papa Leone XIV ha chiesto poi durante l’Angelus che tutti i responsabili delle nazioni possano impegnarsi nella pace in Medio Oriente, raggiungono un vero cessate il fuoco nella Striscia e «liberando gli ostaggi», conducendo così la fine della guerra e una vera pace giusta quanto duratura. Allo stesso modo, l’impegno e la preghiera della Chiesa va in tutti gli altri teatri di conflitti e violenze sparse per il mondo, senza dimenticare Sudan e Nicaragua ricordati dal Santo Padre negli scorsi giorni in Vaticano.

Nella giornata del Giubileo per il Mondo Missionario e i Migranti, appena un’ora prima nell’omelia della Santa Messa in Piazza San Pietro, Papa Leone XIV aveva ribadito la centralità della fede e della testimonianza per non escludere nessuno dall’umana sofferenza che ancora oggi il mondo produce con male, violenze e soprusi: seguendo l’esempio e la saggezza dello Spirito Santo, la Chiesa ricorda di non sottovalutare mai il grido degli innocenti davanti al terribile dolore che provano ogni giorno.
«Il grido di dolore» davanti al male nel mondo «è una forma di preghiera che pervade tutta la Scrittura», e come spiegava Papa Benedetto XVI nella visita ad Auschwitz nel 2011, il silenzio di Dio «lacera l’animo dell’orante, che incessantemente chiama». Dio però non è distante, bensì indica la via della fede nella carne di Suo Figlio Gesù: «È una salvezza che si realizza quando ci impegniamo in prima persona e ci prendiamo cura degli altri».
Papa Leone XIV nell’omelia della Messa giubilare riconosce la grande novità che la Chiesa apre in questa epoca di sconvolgimenti e migrazioni talvolta atroci e incontrollate: un tempo la Chiesa era missionaria solo nell’intento del “partire” per andare ad aiutare popoli lontani, ora – riflette Il Santo Padre – «Non si tratta tanto di “partire”, quanto invece di “restare” per annunciare il Cristo attraverso l’accoglienza, la compassione e la solidarietà». Contro ogni individualismo, il Papa invita l’intera comunità cristiana di riconoscere la centralità della missione nell’annunciare Cristo dovunque e a tutti, per una fede sempre più viva, aperta e – appunto – missionaria.
