Parco eolico NATO a Waterkant vicino a zone militari sarà alimentato da turbine cinesi: crescono i timori di infiltrazioni strategiche da Pechino

La società cinese Ming Yang Smart Energy (legata direttamente a figure militari di Pechino) fornirà le turbine per il parco eolico Waterkant, un progetto da quasi 300 megawatt destinato a entrare in funzione nel 2028 e a rifornire fino a 400.000 famiglie: il suo fondatore, Zhang Chuanwei, è un ex-militare che ha giurato lealtà assoluta al Partito Comunista che ha popolato la dirigenza del gruppo con ex-soldati e secondo un dossier riservato visionato da Newsweek, questo pone dubbi pesanti sulla vulnerabilità delle infrastrutture strategiche europee.



Il problema non è solo simbolico in quanto il parco eolico di Waterkant sorge in prossimità di zone militari attive della NATO – tra Germania, Danimarca e Paesi Bassi – dove si svolgono esercitazioni con fuoco vivo ma nonostante l’allarme lanciato da un think tank tedesco della difesa – che ha sconsigliato apertamente l’uso di tecnologia cinese per motivi di sicurezza – il contratto con Luxcara è andato avanti, protetto da un’interpretazione pragmatica degli obiettivi “green”. L’azienda tedesca si dice “consapevole delle implicazioni politiche” ma sostiene che gli obiettivi climatici non siano raggiungibili “senza componenti cinesi” minimizzando di fatto ogni possibile rischio strategico.



Parco eolico NATO e azienda cinese: tra energia, geopolitica e dipendenza

Dietro la corsa verso la transizione energetica europea si nasconde una crepa che rischia di allargarsi sotto il peso delle tensioni internazionali e che corre lungo le pale del parco eolico Waterkant e finisce per intrecciarsi con i fili della politica estera e della sicurezza militare: il legame della Ming Yang con l’apparato militare cinese non è un dettaglio secondario poiché Pechino ha mostrato più volte di saper trasformare asset industriali in leve di influenza globale e l’ingresso diretto nel settore energetico europeo offre al Dragone una posizione privilegiata in una delle aree più sensibili dell’intero continente.



Gli Stati Uniti osservano con crescente inquietudine queste aperture, tanto più che il progetto del parco eolico coinvolge direttamente uno Stato NATO come la Germania paventando un nuovo legame di dipendenza tecnologica dalla Cina, simile a quello già vissuto nel settore dei pannelli solari, dove le aziende europee sono state schiacciate dalla concorrenza cinese.

Intanto, il ministero dell’Interno tedesco ha evitato commenti specifici, pur rimarcando che considera “seriamente i rischi connessi a fornitori inaffidabili” nel comparto energetico ma non basta una dichiarazione prudente per risolvere una contraddizione strutturale: l’Europa vuole essere più autonoma, ma non può – o non vuole – rinunciare alla tecnologia di chi, sul piano geopolitico, la considera una rivale.