L'affondo del cardinale Parolin contro Israele: “dubitiamo dell'errore, e se fosse raid per colpire il dialogo dei cristiani?”. La "strategia" con il Papa
L’UNITÀ DELLA CHIESA NEL CONDANNARE L’ATTACCO A GAZA E RILANCIARE UN MESSAGGIO DI SPERANZA
Uno più diretto e “politico”, l’altro con la diplomazia della Cattedra di Pietro che sostiene una legittima volontà di impedire che altri attacchi come quello israeliano contro la chiesa della Sacra Famiglia a Gaza possano riaccadere: in poche ore sia il cardinale Pietro Parolin che Papa Leone XIV sono tornati sull’orrendo raid che ha causato 3 vittime e una dozzina di feriti nella comunità cristiana di Gaza City. I toni netti per entrambi, così come la necessità di trovare una soluzione e “spingere” per una pacificazione vedono accumunate le azioni del Segretario di Stato e del suo “diretto superiore”.
A rimanere in evidenza è però l’inusuale schiettezza del Card. Parolin che per una volta depone le “armi” della diplomazia semplice e parla direttamente rivolgendosi allo Stato di Israele, l’indomani della (doverosa) telefonata del Premier Netanyahu al Santo Padre. Parlando con il Tg2 post (qui il video integrale Rai, ndr), il Segretario di Stato in Vaticano è durissimo nel ritenere insostenibile e insensata la situazione a Gaza, anche ben oltre l’attacco contro la chiesetta cattolica rimasta nella Striscia.

«Diamo tempo per quello che è necessario perché ci dicano effettivamente cosa è successo»: l’IDF e lo stesso Primo Ministro da Tel Aviv hanno spiegato che si è trattato di un tragico errore dovuto ad altri raid mirati contro Hamas nel centro di Gaza City, ma il capo diplomatico della Santa Sede non sembra credere molto a tale ricostruzione.
«Se è stato un errore? Si può dubitare legittimamente», ammette il Card. Parolin ipotizzando che un’alternativa da non scartare nel bilancio finale è che vi sia stata effettivamente la volontà di colpire la chiesa cristiana con “coscienza”. Al telefono con il Premier Netanyahu o ancora oggi durante le celebrazioni della Domenica, Papa Leone non stato così diretto: v’è da immaginare una strategia diplomatica e comunicativa che lascia questa volta al Segretario di Stato l’elemento più critico e netto, fermo restante che il Pontefice ancora oggi ha condannato pienamente «l’attacco israeliano contro la chiesa di Gaza», senza nascondersi dietro eventuali “verità” diplomatiche più edulcorate.
CARDINALE PAROLIN: “IMPLORIAMO LA FINE DI QUESTA TRAGEDIA”
L’ipotesi messa sul tavolo dal cardinale Parolin è che il raid dell’IDF dello scorso giovedì possa aver volutamente colpire i cristiani che sono rimaste tra le poche voci in Medio Oriente orientate a dialogare tra ebrei e palestinesi per una pace reale. Come ha spiegato ancora il porporato al Tg2, «ci sarebbe ancora una volta la volontà di far fuori qualsiasi elemento che possa aiutare una tregua e poi una pace».

Papa Leone XIV nella sua telefonata ricevuta venerdì dal Premier Netanyahu ha chiesto esplicitamente di essere informato di qualsiasi novità dalle indagini scattate sul raid finito per “errore” sulla comunità parrocchiale di Gaza: secondo il Segretario di Stato il colloquio è stato molto positivo, anche se occorre fare ovviamente molto di più affinché non si torni ad altri attacchi nel prossimo futuro.
Al di là però del raid, resta da capire come fermare l’orrore a cielo aperto in quella Striscia: Papa Leone XIV con il suo Segretario Parolin si appellano nuovamente al Governo israeliano per chiedere un accordo “allargato” di tregua immediata in quell’area teatro di «barbarie di guerra» da ormai troppo tempo.
«Come si può distruggere e affamare una popolazione come quella di Gaza?», si chiede amareggiato il cardinale Parolin, ammettendo che già prima dell’attacco alla chiesa della Sacra Famiglia, «molti limiti erano stati superati». Serve una forte volontà politica di mediazione prima e di cessate il fuoco al termine: l’impegno del Vaticano per ottenere tali condizioni finora si sono rivelate minime o comunque velleitarie, ma non significa che occorra fermarsi.
Insistere nel testimoniare la fratellanza possibile e il valore del perdono sono le uniche “armi” della Chiesa Cattolica per provare a convincere le varie mediazioni diplomatiche tra le parti in guerra: la lettura dei tre nomi dei cristiani uccisi nel raid dello scorso 17 luglio 2025, spiega il Card. Parolin dopo l’Angelus di Papa Leone XIV, in realtà racchiude tutti i nomi delle vittime avvenute dopo il 7 ottobre 2023 nel conflitto tra Hamas e Israele. «Imploriamo la pace di Dio e soprattutto, grazie al loro sacrificio, al loro sangue, anche la fine di questa tragedia», rivendica il cardinale unendosi al Pontefice per richiamare una pace possibile (seppur difficile) in Terra Santa.
