Cosa insegna Pasolini ad Adolescence? Che nella bellezza delle nuvole contro l'odio moderno vince il sorriso
“Il derubato che sorride ruba qualcosa al ladro, ma il derubato che piange ruba qualcosa a se stesso. Perciò io vi dico: finché sorriderò, tu non sarai perduta”.
Avevo circa sedici anni quando ascoltai per la prima volta queste parole. Ero innamorata di un ragazzo, ma non ero corrisposta. Una professoressa e amica mi consigliò di vedere Che cosa sono le nuvole?, un cortometraggio scritto e diretto da Pier Paolo Pasolini e tratto dal film Capriccio all’italiana. Questo capolavoro include Cosa sono le nuvole, canzone scritta sempre da Pier Paolo Pasolini e musicata e cantata da Domenico Modugno:
“Perciò io vi dico: finché sorriderò, tu non sarai perduta”.
Chi non vorrebbe, al giorno d’oggi, ascoltare queste parole? Chi non vorrebbe sentirsi dire: finché sorriderò, tu non sarai perduta?
Eppure sembra che il mondo dica il contrario. Sembra che il mondo espliciti e ponga l’attenzione su tutto il contrario.
Circa un mese fa ero a un parchetto giochi di Milano con dei bambini. Vicino a me, una nonna che rincorreva la sua nipotina che, dal passo incerto, avrà avuto neanche due anni. I suoi occhi e le sue gambette erano calamitati verso un gruppo di ragazzi neri che si allenava poco vicino. La signora, con voce severa: “Non avvicinarti a quelle scimmie”.
Era uno di quei giorni in cui Sara Campanella è stata accoltellata dal suo ex ragazzo. Uno di quei giorni in cui hanno trovato il corpo di Ilaria Sula dentro una valigia. Una settimana fa, Santo Romano è stato accoltellato per aver sporcato una scarpa e Riccardo Claris mentre tifava la sua squadra tra le strade di Bergamo. Derisi o uccisi per un sorriso che non c’era.
Per quanto le vicende siano diverse, si tratta della stessa ignoranza e dello stesso male. La stessa ignoranza e lo stesso male di un sorriso che è mancato.
Lo stesso sorriso che manca alla serie TV Adolescence su Netflix, che ho avuto il masochista bisogno di finire di vedere qualche giorno fa. Una serie, secondo me, sopravvalutata, che non aggiunge nulla al male che c’è già nel mondo, lo acuisce solo un po’ ed elude quella piccola speranza che nel mondo, nonostante tutto, c’è. Quel piccolo sorriso che, nonostante tutto, c’è.
Sono rimasta sconcertata dal fatto che tantissimi adulti abbiano consigliato di vederla con i propri ragazzi. Come se l’ultima possibilità che abbiamo è far venire paura ai nostri ragazzi per un male che potrebbero commettere. Se non emulare.
Non c’è via di scampo in questa serie. La scuola è un orrido parcheggio dove stanziare i propri ragazzi, che scappano dai professori che sembrano più imbecilli di Willy il Coyote quando rincorre Beep Beep. E sui ragazzi non c’è scommessa. Sembrano solo dei poveri depravati rinchiusi, costretti nel loro Instagram. Noi siamo sicuri che sia veramente così?
Vent’anni fa una professoressa scommise su una povera ragazzina di sedici anni che aveva, all’anno, quattro materie sotto. E le fece vedere una perla rara che tutti i ragazzi oggi dovrebbero vedere.
Che cosa sono le nuvole? è una reinterpretazione popolare dell’Otello shakespeariano. Protagoniste sono delle marionette che sul palco interpretano i personaggi shakespeariani, ma dietro le quinte si pongono domande sul senso delle loro azioni, della vita, della verità, della giustizia. C’è una continua alternanza dell’apparire e della finzione sul palco e dell’essere e della realtà dietro il palco. La prima scena si apre dietro le quinte con la nascita della marionetta Otello (Nino Davoli), che chiede alle altre marionette perché è così contento.
“Perché sei nato”.
“E perché? Che vuol dire che sono nato?”
“Vuol dire che ci sei”.
E così Pasolini, per prima cosa, mostra l’innata e genuina contentezza di esserci, di essere al mondo.
Poi la scena si sposta sul palco. Jago (Totò) si indigna con Roderigo (Ciccio Ingrassia) perché Otello ha scelto Cassio (Franco Franchi) come luogotenente e architetta il falso tradimento di Desdemona (Laura Betti) con lo stesso Cassio. Otello vede la scena dietro le quinte, e la primaria contentezza di essere nato si sposta sul dubbio, non si riconosce più e non sa più qual è la verità. Intuisce che le sue azioni sul palco sono imposte da altri.
“Ma perché dovremmo essere così diversi da come ci crediamo?”
“Ma qual è la verità?”
“È quello che penso io di me, o quello che pensa la gente, o quello che pensa quello là dentro (burattinaio)?”
E Jago:
“Cosa senti dentro di te?”
Otello: “Sì, sì, si sente qualcosa che c’è”.
Jago: “Quella è la verità, ma non bisogna nominarla, perché appena la nomini non c’è più”.
Si mostra poi il “tradimento” di Desdemona. Otello, vinto dalla gelosia, vuole ucciderla. Il pubblico del teatro però insorge e blocca il tentativo. Finita l’opera, i burattini di Jago e Otello vengono buttati nel camion della spazzatura e trasportati verso la discarica. È nel tragitto che si sente cantare l’immondiziaio (Domenico Modugno) Cosa sono le nuvole.
E qui sta la straordinarietà del cortometraggio. Quando Jago ed Otello vengono gettati, rimangono colpiti dalle nuvole.
Otello: “E che son quelle?”
Jago: “Quelle sono le nuvole”.
Otello: “E che son ste nuvole?”
Jago: “Mah!”
Otello: “Quanto son belle! Quanto son belle! Quanto son belle!”
Jago: “Ah, straziante meravigliosa bellezza del creato”.
Quella che doveva essere la loro morte è una rinascita. Essere strappati dai fili del burattinaio e guardare la straziante meravigliosa bellezza del creato, per loro, è la salvezza.
Finché sorriderò, tu non sarai perduta. È questa “straziante meravigliosa bellezza del creato” che fa sorridere. Sono cortometraggi come Che cosa sono le nuvole? che fanno sorridere. Sorridere ed essere certi che una piccola speranza nel mondo, nonostante tutto, ci sia. Che un piccolo sorriso, nonostante tutto, ci sia.
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