La pensione con Quota 103 sembra essere un flop. I contribuenti sono sempre meno interessati ad uscire prima, ma per un problema "contributivo".
La pensione anticipata con soluzioni simili a Quota 103 sembra non funzionare, o meglio, non piacere. Gli italiani non hanno alcuna intenzione di uscire dal lavoro anticipatamente, non tanto perché nutrono il desiderio di trascorrere un’eternità lavorando, ma per le opzioni poco convenienti.
Da quando il Governo Meloni ha attuato delle restrizioni sulla Quota 103, calcolando la pensione con il metodo contributivo (penalizzante per chi non avesse iniziato a lavorare presto), si è notato un flop significativo. La notizia è emersa dopo che il Consiglio di Indirizzo e Vigilanza (noto come CIV) ha dimostrato che l’anno scorso a godere di tale opzione sono stati soltanto 1.153 contribuenti.
I problemi della pensione anticipata con Quota 103
I motivi per la quale la pensione anticipata con Quota 103 non funziona sono molteplici. Principalmente la causa più grande è legata all’allungamento temporale voluto dal Governo nel 2024. Infatti, con le nuove normative i dipendenti del pubblico dovranno attendere 9 mesi, nel privato 7.
La seconda conseguenza è il calcolo contributivo, il cui assegno tiene conto dei contributi versati annualmente, dunque è facile comprendere che la fascia più agevolata sono i lavoratori precoci (chi ha iniziato a lavorare in giovane età).
Più passa il tempo e minore è l’interesse nei confronti verso lo stato di quiescenza. Il primo allarme arrivato dall’INPS è stata la perdita, che ammontava al -17,3% d’interesse: dalle precedenti 118.550 uscite anticipate alle 98.356 (a distanza di un solo anno).
Non migliorano neppure i numeri dell’Opzione Donna, che segue le orme del flop della 103: 1.134 richieste nei primi tre mesi del 2025 contro le precedenti 3.590 (dello stesso periodo ma dell’anno precedente).
Come si può risolvere la criticità legata agli anticipi?
Una prima soluzione sembra essere arrivata con il fatidico “bonus Giorgetti“, che premia chi vuol restare sul lavoro grazie all’incentivo di esonerare una parte dei contribuenti che sarebbero stati pagati dal dipendente, così da poter guadagnare qualche soldo in più in busta paga.
Ma tale possibilità non ha nulla a che vedere con l’uscita “precoce”, anzi allungherebbe soltanto l’età con cui godersi il pensionamento.
L’esecutivo starebbe ragionando sull’ampliamento della Quota 41, così da poter includere la maggior parte dei lavoratori, anche chi al giorno d’oggi si ritrova nel sistema di calcolo misto.