Sulle pensioni 2026 Durigon ha riferito di voler mantenere Opzione Donna e Quota 103 ma con delle novità, tra cui il riserbo del TFR.
Sulle pensioni in previsione per il 2026 il sottosegretario del lavoro, Claudio Durigon, è sempre più deciso a fermare l’età pensionabile (che aumenta per via della Legge Fornero) e vorrebbe delle misure più strutturali.
Il sottosegretario del lavoro avrebbe in mente di seguire le orme della Lega, ovvero ampliare la possibilità di far uscire i lavoratori a 64 anni e a patto di aver versato almeno 25 anni di contributi (misura fino ad oggi valida soltanto
Le proposte più realistiche sulle pensioni 2026

Sulla riforma pensioni che dovrebbe uscire l’anno prossimo, nel 2026, ci sono diverse proposte in ballo: dall’introdurre il TFR come “appoggio” utile al raggiungimento del tetto minimo per la previdenza all’uscita anticipata per una platea più ampia.
Per poter bloccare l’età pensionabile è essenziale far quadrare i conti, dato che annualmente l’ente previdenziale sborsa miliardi di euro e come sempre ci ritroviamo a contrastare le opzioni ad oggi “temporanee”.
Il ruolo del TFR
L’obiettivo che Durigon vorrebbe mettere in atto è di rendere il TFR uno strumento utile alla pensione. Nello specifico, prevedendola sempre come una possibilità “volontaria”, i contribuenti potrebbero sfruttare i fondi accantonati per il futuro trattamento di fine rapporto per poter raggiungere il tetto minimo (ovvero 3 volte l’importo dell’assegno sociale).
Il trattamento di fine rapporto vorrebbe esser convertito ed utilizzato nei casi più esigenti (ad esempio qualora ci fosse una pensione più povera), oppure per stanziare delle risorse extra da destinare alla sanità nel medio e lungo periodo.
Sempre Durigon sottolinea che grazie a questa strategia ci sarebbe un risparmio importante. Attualmente l’ente paga quasi 7 miliardi di euro in TFR, con una liquidazione media che va dai 50.000€ ai 70.000€.
Con la nuova manovra l’INPS risparmierebbe sia perché il calcolo verrebbe effettuato con il metodo contributivo, ma anche perché i fondi sarebbero utilizzati ai fini previdenziali.
Il sottosegretario del lavoro conclude con delle riflessioni anche su Opziona Donna e Quota 103, che nonostante i “flop” di ambe le misure, Durigon ritiene di estrema importanza cautelarle e potenziarle (anche in questo caso si riferisce ad ampliare la platea non limitandola a pochi “eletti”).
