L’atteggiamento dell’Italia nei confronti dei Balcani sta cambiando dopo l’insediamento del governo Meloni. La visita congiunta dei ministri degli Esteri e della Difesa italiani a Belgrado, in Serbia, e a Pristina, in Kosovo, nel mese di novembre ha contribuito, infatti, a calmare la situazione tra i due Paesi in un momento di massima tensione tra le due capitali. La visita di Antonio Tajani e Guido Crosetto, organizzata in tempi rapidi, intendeva inviare un segnale dell’impegno dell’Italia nei confronti dei partner della regione, considerata cruciale per gli interessi italiani. La sensazione che si ha all’estero è di un crescente interesse per la stabilizzazione della regione.
Infatti, L’Opinion in Francia scrive che l’annuncio di una conferenza internazionale sul tema che si terrà a gennaio a Trieste testimonia l’importanza del tema per la presidente del Consiglio italiano Giorgia Meloni. Giorgio Fruscione, ricercatore dell’ISPI, ha spiegato che l’incontro, peraltro, dimostra una certa «comprensione delle dinamiche regionali». Infatti, l’Italia ha sempre cercato di accelerare l’integrazione di quella regione in Europa, intento osteggiato però da alcuni importanti Paesi, come Francia e Paesi Bassi.
BALCANI, “INTERESSE GEOPOLITICO DELL’ITALIA”
L’Italia si sta presentando come una sorta di intermediario dei Balcani in Europa. Infatti, il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, non ha mai spesso di ripetere: «Potete contare sull’Italia». Ha, inoltre, poi espresso «soddisfazione» per l’approvazione dello status di candidato all’Ue della Bosnia, avvenuta il 15 dicembre. «L’attivismo italiano si spiega con l’interesse geopolitico per la stabilità e lo sviluppo economico della regione», osserva Luisa Chiodi, direttore dell’Osservatorio sui Balcani e il Caucaso, a L’Opinion. Secondo Roma, l’integrazione europea è il modo migliore per raggiungere questo obiettivo. Ma per il governo di destra, l’interesse è guidato anche dal controllo dei flussi migratori: Roma teme l’apertura di una nuova rotta terrestre al suo confine orientale.
Ma l’atteggiamento e l’attenzione del governo Meloni nei confronti dei Balcani si nutre anche di un passato comune: parte della regione era legata al Regno d’Italia e l’Albania era una colonia italiana. Per Luisa Chiodi ciò si aggiunge a un periodo di grande vicinanza durante le guerre balcaniche: «La società civile italiana è stata coinvolta in prima persona nei momenti più difficili degli anni ’90, quando migliaia di italiani sono andati ad aiutare la popolazione civile. E non dimentichiamo l’impegno militare: l’Italia ha schierato più di 1.500 soldati nella regione, di cui 852 nella missione NATO Kosovo Force». In Francia però sono pronti a valutare se l’attivismo italiano produrrà risultati o se prevarrà lo status quo. La vera sfida è dare seguito alle parole.