Israele-Hamas, spunta il piano per esiliare i leader dell'organizzazione in Tunisia, l'allarme dei servizi sul rischio di una espansione del terrorismo
Tra le soluzioni proposte nei negoziati di tregua a Gaza tra Hamas e Israele, spunta un piano per esiliare i leader dell’organizzazione terroristica in Tunisia. Il progetto, sul quale si stanno attualmente confrontando le parti coinvolte, inclusi i paesi arabi e gli Usa, preoccupa particolarmente il governo italiano a causa del rischio di proselitismo e radicalizzazione etremista che potrebbe portare ad una ondata di immigrazione con l’ingresso di soggetti pericolosi per la sicurezza nazionale e dell’Europa.
Dalle varie analisi dell’intelligence infatti, emerge un allarme, che sembra essere comune nei rapporti di vari paesi Ue, in merito ai vari scenari pericolosi che potrebbero venirsi a creare. Il primo, come sottolinea anche il quotidiano La Stampa, potrebbe essere quello di una ulteriore destabilizzazione della Tunisia, un caos che rischia di scoppiare trascinando il paese in una situazione come quella della Libia. Di conseguenza, una espansione di potere della rete di Hamas potrebbe approfittarne per prendere il controllo su varie attività, compresa quella della tratta di migranti, strumentalizzando poi gli illeciti come minaccia nei confronti dei governi.
Esiliare i leader di Hamas in Tunisia, il piano rischia di espandere il terrorismo in Italia con i migranti
Il progetto di delocalizzazione di Hamas in Tunisia sta creando diversi allarmi legati al rischio sicurezza in Italia e in Europa. Se infatti si raggiungesse un accordo durante i negoziati, che potrebbe prevedere per ottenere la tregua e la restituzione degli ostaggi israeliani anche un esilio forzato dei leader dei miliziani nel paese nordafricano, le conseguenze peggiori sarebbero proprio per le aree maggiormente interessate dalle rotte migratorie. Uno tra gli effetti peggiori, considerando anche l’alta probabilità che l’organizzazione si dedichi al proselitismo, reclutando migranti africani pronti a combattere e compiere attentati all’estero entrando come rifugiati.
Sulla decisione, i paesi Ue e l’Italia potrebbero non avere molto peso se non quello di porre alcune condizioni umanitarie ma l’ipotesi sembra essere concreta. D’altronde c’è già stato un precedente con Arafat, che fu aiutato a raggiungere proprio la Tunisia dal Libano nel 1982, tuttavia non può essere fatto un paragone che anticipi lo stesso scenario, perchè i protagonisti dell’epoca erano maggiormente propensi a stringere accordi, essendo più laici e meno legati alle ideologie radicali islamiste.