Il ministro Piantedosi tira le somme su Caivano: il piano sta funzionando, ma serve mantenere il pugno duro per non lasciare spazio alla Camorra

In un periodo in cui si torna a parlare di Caivano – tra le intimidazioni di ieri ai danni di Don Patriciello e le due stese che si sono verificate nella notte precedente – era atteso anche l’intervento del ministro Matteo Piantedosi (raccolto dal quotidiano napoletano Il Mattino) che per primo ha fortemente voluto il piano di riqualificazione del quartiere partenopeo in cui troppo a lungo la Camorra ha trovato terreno fertile per diffondersi, fare affari e – soprattutto – affiliati: un piano, assicura Piantedosi, sul quale “andremo avanti” con la certezza che i malviventi “sbagliano di grosso” se pensano di “riprendersi Caivano”.



Ragionando sulla stesa che si è verificata nella nottata di sabato, il ministro Piantedosi spiega al Mattino che si tratta – esattamente come le intimidazioni a Don Patriciello – della reazione “disperata, rozza e scomposta” dei camorristi alla dura “pressione dello Stato” che sta aprendo a una nuova “stagione di legalità”: i “segnali positivi”, d’altronde, per il ministro sono ormai tanti ed evidenti tra la “forte riduzione (..) dello spaccio di droga” all’allontanamento degli abusivi dal Parco Verde; aggiungendo anche la “dispersione scolastica” e il “centro Pino Daniele”.



Il ministro Piantedosi: “A Caivano il seme della legalità sta dando i suoi primi frutti positivi”

Interventi – precisa ancora Piantedosi – che stanno certamente dando dei frutti, ma che non sono ancora sufficienti in appena “due anni di duro lavoro” per debellare completamente “i fenomeni criminali” eccessivamente radicati in quel territorio in decenni di incuria da parte delle istituzioni: un problema al quale si aggiunge anche la crescente narrativa dei “giovani boss invincibili” che poi nella realtà – continua Piantedosi – finiscono sempre e comunque “ammazzati, in galera o (..) costretti a vivere (..) come topi“.



Sgombero di case a Caivano (Foto: ANSA/CIRO FUSCO)

Al falso sfarzo della vita dei boss, Piantedosi rivendica – tanto a Caivano, quando in altre “realtà più problematiche” – di aver contrapposto un modello fatto di “percorsi di crescita” a disposizione di tutti i cittadini che rendano chiaro come quella della legalità sia l’unica strada per “costruire un vero progetto di vita”: non a caso il centro Pino Daniele offre percorsi sportivi guidati dal gruppo delle Fiamme Oro che trasmette ai giovani “quella fiducia e quel patrimonio di valori” che lo stato deve rappresentare e il fatto – conclude il ministro – che le prime analisi sulla stesa dimostrerebbero che si trattava di “ragazzi venuti da fuori”, lascia intuire che “il seme gettato stia germogliando tra i giovani di Caivano“.