Guerra a Gaza, il ministro dell'Interno Piantedosi avverte Israele: "Ha superato ogni limite". La necessità di sconfiggere Hamas e il focus sui migranti

PIANTEDOSI TRA ISRAELE E CRISI UMANITARIA A GAZA

Pur essendo amico di Israele e senza negare le responsabilità di Hamas per quanto riguarda la strage del 7 ottobre, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ritiene che a Gaza si sia superato ogni limite. Il titolare del Viminale ne ha parlato in un’intervista a La Stampa in cui afferma che il governo di Netanyahu sta “spingendo il conflitto oltre ogni limite di ragionevolezza, proporzionalità e umanità“, andando anche contro i suoi interessi, pur essendo convinto della necessità di sconfiggere Hamas.



La fine della sua presenza a Gaza sarebbe di per sé la migliore notizia che può favorire una tregua. Ma non è trasferendo altrove un gruppo terroristico che si risolvono i gravi problemi che questo stesso gruppo ha causato“. Ma l’azione della comunità internazionale è debole; infatti, il ministro parla di una profonda crisi non solo del multilateralismo, ma anche degli organismi internazionali, d’altra parte bisogna intervenire per scongiurare l’escalation militare che aggraverebbe una situazione già complicata.



L’Italia dal canto suo sta stanziando ingenti fondi per iniziative umanitarie, mentre per quanto riguarda quelle politiche, Piantedosi nega che siano frenate per l’alleanza con Donald Trump. Infatti, per il ministro non ci sono condizionamenti, nonostante la solidità del rapporto con l’amministrazione americana.

A Gaza City (Anza)

Bisogna invece focalizzarsi anche sugli effetti della crisi in Medio Oriente, perché “le conseguenze sono enormi” per Piantedosi, anche a livello di immigrazione, come si evince dalla crisi dell’immigrazione e il radicamento dei trafficanti.



IMMIGRAZIONE, ITALIA A LAVORO CON FRANCIA E GERMANIA

A proposito proprio dell’immigrazione, l’Italia col Piano Mattei sta affrontando il problema alla radice, ma serve tempo e sostegno da tutta la comunità internazionale per fare in modo che le soluzioni adottate risultino progressivamente efficaci. Non a caso il governo Meloni ha preso in mano le redini della situazione a livello europeo su questo tema.

Nell’intervista c’è spazio anche per il centro in Albania, dove ci sono meno migranti di quanti Piantedosi avrebbe voluto. “Purtroppo alcuni pronunciamenti giudiziari – a nostro avviso, caratterizzati da un approccio eccessivamente ideologico – hanno rinviato al prossimo anno la piena funzionalità del centro“, dichiara il ministro dell’Interno, convinto che il centro in Albania stia cominciando a funzionare, visto che sono stati rimpatriati diversi soggetti pericolosi, ma d’altra parte ritiene che andrà a pieno regime l’anno prossimo.

Migranti Italia-Albania, Meloni e Piantedosi con Rama visitano il Cpr di Shengjin (ANSA-EPA 2025)

Nel frattempo, si lavora con Francia e Germania per “iniziative comuni sui nuovi regolamenti in materia di rimpatri e Paesi terzi sicuri“.  Per quanto riguarda i Movimenti pro-Pal, Piantedosi riconosce il rischio di radicalizzazione, visto che si stanno ingrandendo con persone mosse da ragioni differenti, “più generalmente antioccidentali, antisioniste, anticapitalistiche” e conclude la sua intervista condividendo la necessità di abbassare i toni del dibattito pubblico.