Il ministro degli Interni Matteo Piantedosi è intervenuto a La7: il tema dei migranti, lo sgombero di CasaPound e la crescente violenza giovanile

Nella mattinata di oggi, il ministro degli Interni Matteo Piantedosi è intervenuto nello studio della trasmissione “Coffee Break” per discutere di tutti i più importanti fascicoli – interni ed esteri – che attualmente stazionano sulla sua scrivania ministeriale tre le ripercussioni delle divisioni geopolitiche estere sulla situazione nazionale, il tema – sempre centrale – dei migranti e dei centri in Albania e la crescente violenza giovanile.



Partendo dal tema degli esteri e – soprattutto – da quello delle manifestazioni sul suolo italiano, il ministro Piantedosi ci tiene a precisare che “il diritto a manifestare da noi è ampiamente garantito“, pur nutrendo delle ovvie “preoccupazioni (..) rispetto a quelli che sono i mesi che ci attendono, perché questo conflitto israelo-palestinese (..) sta avendo dei riflessi anche nella discussione politica interna”; fermo restando – ovviamente – che “non ci sia nulla che possa legittimare le aggressioni alle forze di polizia” perché pur restando “giusto manifestare”, nulla nega che “fare cose che vanno oltre un certo limite significa svilire il messaggio che c’è dietro le manifestazioni”.



Tensioni interne che – ricorda Piantedosi – si sono accentuate anche dopo l’omicidio negli USA di Charlie Kirk che “ha scaldato molto gli animi e ha acuito una frattura nella discussione pubblica”, sostenendo che ora sia “importante non sottovalutare il rischio che poi la violenza verbale (..) possa scatenare elementi meno strutturati, fenomeni di emulazione e azioni inconsulte“: proprio per questa ragione, secondo il ministro Piantedosi “l’invito ad abbassare i toni è la cosa migliore che si può fare perché ogni volta che ci sono state situazioni storiche che hanno visto grandi conflitti violenti, tutto è partito da fratture sociali che vedevano in un primo momento impegnate le parti in una discussione verbale”.



Piantedosi: “I centri per migranti in Albania si sbloccheranno la prossima estate”

Passando al tema dei migranti centrale per il dicastero che Piantedosi presiede, il ministro spiega che gli sbarchi “sono sicuramente diminuiti” con un dato attualmente “consolidato al -60%”, seppur a suo avviso “ne arrivano ancora troppi perché più persone partono e più persone muoiono in mare, alimentando i lucrosi affari dei trafficanti”; mentre “anche i rimpatri vanno molto meglio grazie alle iniziative che abbiamo messo in campo, con una crescita stabile” nel corso degli anni.

Sul tema dei migranti, il ministro Piantedosi ci tiene anche a precisare che “i centri in Albania ci servono e ci serviranno perché sono un esempio di quello che l’Europa (..) ha definito un modello per gli altri paesi”: attualmente – assicura il ministro Piantedosi – “i centri non sono vuoti ma stanno funzionando come centro di permanenza finalizzata al rimpatrio” e seppur non neghi che sia una funzione “diversa da quella per cui erano stati pensati”, confida che “dal prossimo giugno quando entreranno in vigore i regolamenti europei, tutto si sbloccherà“.

Il ministro Matteo Piantedosi (Foto: Coffee Break)

Dopo lo sgombero del Leoncavallo a Milano, invece, un altro tema importante che è emerso è quello del necessario sgombero della sede di CasaPound: in merito, il ministro Piantedosi ha precisato che “per quanto mi riguarda a tempo debito vanno sgomberate tutte le occupazioni illegali di immobili”, tanto che all’epoca in cui Piantedosi fu Prefetto “fui il primo a inserire l’immobile [di] CasaPound tra l’elenco di quelli che devono essere sgomberati e non c’è nessun motivo per fare distinzioni”; fermo restando, però, che “la legge prevede una graduazione di intervento” e bisogna attendere i dovuti tempi legali.

Infine, sul tema della delinquenza giovanile, il ministro Piantedosi ci ha tenuto a sottolineare che “è un problema molto diffuso e che non riguarda solo i minori stranieri”, sul quale – precisa Piantedosi – “non credo che basti la pura azione di Polizia” e che dovrebbe intrecciare anche “riflessioni su quelli che sono i riferimenti storici che sono venuti meno”: in tal senso muove, per esempio, il decreto Caivano con il quale si è provato a dare “un punto di riferimento ai giovani” per allontanarli dalla delinquenza.