Il furto a casa di Pierina Paganelli oltre un anno dopo l’omicidio è un giallo nel giallo. Non si esclude un legame tra l’uccisione della 78enne, assassinata con 29 coltellate il 3 ottobre 2023 tra i garage di via del Ciclamino, a Rimini, e l’irruzione di due persone nella sua abitazione sotto sequestro la sera del 29 dicembre scorso. I “ladri“, che poco dopo le 22 hanno addirittura smurato la cassaforte e violato i sigilli, si sarebbero arrampicati alla grondaia per poi forzare il balcone al terzo piano e agire nonostante quello sia un luogo super osservato da media e inquirenti. Cercavano qualcosa in particolare, magari attinente all’orrendo crimine di cui Pierina Paganelli è stata vittima?
Ciò che appare chiaro è che, tra i condomini di quel palazzo, qualcuno ha sentito qualcosa. E quel qualcuno è anzitutto Valeria Bartolucci, vicina di casa nonché moglie dell’unico indagato per il delitto Louis Dassilva (in carcere dal 16 luglio), la quale ha dichiarato di aver effettivamente udito i rumori e di aver evitato di parlarne per non tornare sotto i riflettori: “Ho imparato la lezione. Ti fai gli affari tuoi, sennò ti rovinano la vita“. C’è però una sua più recente dichiarazione che va a rimodulare in parte quanto asserito pochi giorni prima e che diverge da ciò che dice la “rivale” in amore, Manuela Bianchi (amante del marito e nuora di Pierina Paganelli), relativamente alla chiamata alla polizia subito dopo il “colpo”.
Pierina Paganelli, il giallo della chiamata alla polizia nel mistero che avvolge il furto a casa dell’anziana
Le versioni contrastanti delle due donne sono emerse poche ore fa attraverso le rispettive affermazioni ai microfoni di Quarto grado, quando l’una e l’altra hanno ricalcato i loro ricordi sul momento del furto a casa di Pierina Paganelli fornendo, di fatto, due ricostruzioni diametralmente opposte.
Valeria Bartolucci ha detto a Quarto grado di aver sentito i rumori e di aver avvisato la polizia dopo aver notato la violazione dei sigilli dell’Autorità giudiziaria: “Ho sentito dei rumori, ma li avevo attribuiti a un vicino. Non mi sono particolarmente allarmata. L’indomani, quando sono uscita, ho visto che i sigilli erano strappati, ho riferito a un componente della Squadra mobile mandando una foto, loro sono venuti subito a controllare. Sapevo che l’appartamento era vuoto, inoltre sotto sequestro, quindi mi chiedevo chi sarebbe così pazzo da entrare lì“.
Secondo Manuela Bianchi, ad allertare gli investigatori sarebbe stato invece suo marito, Giuliano Saponi, figlio di Pierina Paganelli. Sarebbe stato lui a richiedere l’intervento dei poliziotti dopo aver appreso della violazione dei sigilli. Ancora una volta, racconti differenti per un caso che continua a scottare e che non ha, per adesso, una soluzione.