Pietro Genovese, il giovane che la notte del 21 dicembre 2019 investì e uccise in Corso Francia a Roma le due sedicenni Gaia Von Freymann e Camilla Romagnoli, è libero. I giudici della Corte d’Appello hanno decretato che potrà attendere la decisione del Tribunale di Sorveglianza sul residuo di pena (pari a circa 3 anni a 7 mesi) senza sottostare ad alcuna misura cautelare. Le famiglie delle vittime, tuttavia, non ci stanno.
Nel corso della puntata di Storie Italiane andata in onda venerdì 22 ottobre Gabriella, la mamma di Gaia Von Freymann, è intervenuta per commentare gli ultimi risvolti della vicenda. “Provo grande stupore e dolore. È inverosimile che, in un paese civile come l’Italia, una persona che si è macchiata di pluri-omicidio, dopo soli ventidue mesi, sia completamente libera”. La donna, in tal senso, ha definito “discutibile” il rispetto degli arresti domiciliari a cui finora era stato sottoposto. “Le misure cautelari prevedevano che dalle 7 alle 22 fosse libero di uscire, ma che dopo quell’orario dovesse tornare a dormire a casa. Il 28 luglio scorso i Carabinieri si sono recati a casa sua intorno all’1.30 e lui non c’era. Hanno bussato alla porta, ma non ha aperto nessuno. Questo ci lascia senza parole. La legge non è uguale per tutti evidentemente”, ha raccontato. Una versione sostenuta anche dall’avvocato Franco Moretti, il quale ha raccontato che, come da protocollo, gli agenti hanno redatto un verbale in merito e lo hanno trasmesso all’autorità giudiziaria. “I Carabinieri hanno scritto che a loro avviso Pietro Genovese non era in casa, dato che avevano ripetutamente bussato senza risposta. Il procuratore generale ha giustamente chiesto l’aggravamento della misura cautelare, ciò significa una nuova applicazione degli arresti domiciliari. La Corte d’appello, però, ha respinto la richiesta, affermando che non si poteva escludere che il ragazzo dormisse. Non mi risulta che, come poteva, i giudici abbiano convocato il diretto interessato per chiedere spiegazioni e per farsi dire direttamente da lui se dormiva o meno”.
Pietro Genovese libero: una misura che poteva essere diversa
Il mancato aggravamento della misura cautelare, secondo quanto affermato dalla madre di Gaia Von Freymann e dall’avvocato Franco Moretti a Storie Italiane, adesso, è centrale nella vicenda. Se la Corte d’Appello avesse accettato la richiesta della procura federale, infatti, adesso Pietro Genovese non sarebbe libero e dovrebbe attendere il procedimento del tribunale di sorveglianza agli arresti domiciliari. “La Corte d’Appello lo ha necessariamente dovuto mettere in libertà proprio perché la misura era incustodiale, mentre se fosse stata custodiale come il procuratore generale aveva richiesto sarebbe dovuto rimanere agli arresti domiciliari”, ha spiegato il legale.
Inoltre, la famiglia della ragazza morta nell’incidente, ha voluto ribadire come lo stile di vita di Pietro Genovese fosse, prima e dopo la tragedia, “scellerato”. A parlarne, ancora una volta, l’avvocato Franco Moretti. “Non aveva punti alla patente perché li aveva bruciati per vari illeciti stradali, tra cui 2-3 passaggi col rosso. Abbiamo scoperto con le indagini difensive che circa 10 mesi prima l’incidente aveva distrutto la stessa macchina andando addosso ad un semaforo, con circa 20 mila euro di danni. Poche settimane prima, il 3 dicembre, gli era stata restituita la patente che era stata ritirata per possesso di hashish”, ha raccontato. E sul periodo successivo alla morte di Gaia Von Freymann e Camilla Romagnoli, aggiunge mamma Gabriella: “Dopo 5 mesi dall’incidente, mentre noi eravamo in Chiesa per la commemorazione, lui aveva organizzato un festino con gli amici. I vicini di casa hanno chiamato i Carabinieri per schiamazzi”.