Risolto il mistero relativo alla presenza della Polizia questa mattina al Pio Albergo Trivulzio. Nessun nuovo avviso di garanzia, come ipotizzato da “L’Aria che tira”. Era vera la prima ipotesi, quella di un marito disperato che voleva “salvare” la moglie portandola via. Non vedendola dal 2 marzo, preoccupato per le sue condizioni a causa delle notizie che arrivano dal polo geriatrico, il 78enne si è introdotto questa mattina all’interno. Secondo quanto ricostruito da La Stampa, ha parcheggiato la sua auto nel cortile, poi è entrato alla Baggina da un ingresso secondario. Era quasi riuscito a raggiungere il reparto dov’è ricoverata la moglie, ma è stato notato da alcuni infermieri che hanno subito chiamato la guardia giurata. Una volta lanciato l’allarme, sono arrivati gli agenti della Polizia.
La donna, risultata positiva al coronavirus, sta bene. Pare che sia asintomatica. Lui però ha raccontato di volersi prendere cura di lei a casa, visto che lì stanno morendo in tanti. Gli agenti, con l’aiuto di un medico del Trivulzio, lo hanno ascoltato e hanno provato a fargli capire che rischierebbe di contagiarsi, e questo è un pericolo che non può correre alla sua età. Così l’uomo ha deciso di desistere e tornare a casa. (agg. di Silvana Palazzo)
POLIZIA AL PIO ALBERGO TRIVULZIO: DUE LE IPOTESI
Polizia nel Pio Albergo Trivulzio: a lanciare la notizia è “L’aria che tira”. Il programma di La7 ha trasmesso in diretta tv le immagini di alcuni agenti mentre entravano nella casa di cura di Milano. L’inviato ha riportato un confronto tra i poliziotti e «alcuni dirigenti» della struttura. In un altro collegamento ha poi raccontato l’uscita di tre volanti della Polizia dal Pio Albergo Trivulzio. Su cosa sia accaduto all’interno della struttura questa mattina ci sono due versioni. La prima è che i poliziotti siano stati chiamati dal marito di una paziente positiva, mentre altre fonti, che secondo il giornalista stanno circolando insistentemente nelle ultime ore, ipotizzano un allargamento dell’inchiesta.
Non si esclude, infatti, che siano stati consegnati nuovi avvisi di garanzia per altri dirigenti del Pio Albergo Trivulzio. Intanto il Comitato giustizia per le vittime del Trivulzio ha dichiarato che «la situazione è critica». Da informazioni non ufficiali sarebbe emerso che da inizio marzo sarebbero morti «circa 200 anziani su 1000 degenti, circa 200 sono positivi e il personale è fortemente sotto organico», perché su 1100 operatori sanitari, «quasi 300 sono a casa in malattia».
CORONAVIRUS E MORTI RSA: PERQUISIZIONI IN SEDI FONDAZIONE DON GNOCCHI
Ieri ci sono state le prime audizioni della procura di Milano in merito all’inchiesta sul Pio Albergo Trivulzio e altre 15 Rsa. Nel frattempo, proseguono le perquisizioni nelle case per anziani che sono sotto inchiesta. Questa mattina, ad esempio, la Guardia di Finanza e la Polizia giudiziaria di Milano sono nelle varie sedi della Fondazione Don Gnocchi per acquisire documenti, cartelle cliniche e comunicazioni, anche quelle informative. Proprio come avvenuto al Trivulzio e in altre Rsa nei giorni scorsi. In generale, le indagini della Procura di Milano puntano anche ad accertare eventuali irregolarità nella gestione della Regione Lombardia e dell’Agenzia di tutela della salute, in relazione alla delibera dell’8 marzo, sul trasferimento di pazienti Covid nelle case di riposo e sulle indicazioni fornite alle strutture in merito ai rischi dell’epidemia di coronavirus.
«Mi auguro che la Guardia di Finanza rinvenga le prove di quelli che erano i protocolli operativi in seno all’Istituto dall’inizio dell’anno, il numero dei deceduti e le copie degli avvisi di morte inviati ai comuni di residenza», ha dichiarato l’avvocato Romolo Reboa, che assiste 18 lavoratori e molte famiglie di anziani morti nelle Rsa, in merito alle perquisizioni in corso all’Istituto Palazzolo gestito dalla Fondazione Don Gnocchi.