Nel suo ultimo libro edito da San Paolo, “Il mio nome è Satana – Storie di esorcismi dal Vaticano a Medjugorje” il vaticanista di Mediaset e del Giornale Fabio Marchese Ragona racconta un inedito esorcismo che Papa Pio XII avrebbe intentato prima delle Elezioni del 1958 per “bloccare” la vittoria del sempre più in ascesa Partito Comunista Italiano di Palmiro Togliatti. Il giornalista oggi su il quotidiano diretto da Alessandro Sallusti anticipa uno dei più capitoli più interessanti, proprio quello sulla figura particolare di Eugenio Pacelli che in documenti vaticani inediti si scoprirebbe come particolarmente preoccupato dalla potenziale vittoria del Pci. Il Pontefice in via d canonizzazione non è mai stato nascosto che nel Dopoguerra appoggiasse con forza e impegno l’iniziativa della Democrazia Cristiana per evitare che l’Italia si allineasse all’area d’influenza sovietica, ma dai documenti rivelati da Marchese Ragona emerge molto di più: e così come rivela il nipote del Papa, il Principe Carlo Pacelli (Consigliere Generale dello Stato Vaticano) nel 1969 in una relazione riservata e “secretata” in archivio vaticano, «Papa Pio XII a ridosso delle elezioni del 1958, molto preoccupato per l’esito del voto, decise di praticare degli esorcismi a distanza».
L’ESORCISMO ANTI-COMUNISTA DI PAPA PIO XII
«La sera del 27 maggio 1958 dopo la conoscenza dei risultati delle elezioni politiche del 25-26, il Santo Padre confermò di essere stato in grande ansia e che nella notte precedente le votazioni non aveva quasi dormito», spiega il nipote di Papa Pio II nella documentazione contenuta nell’ultimo libro di Marchese Ragona. «Nei tre giorni precedenti aveva fatto anche degli esorcismi. Nel desiderio di sollevare le ansie del Papa, le suore della casa di Menzingen, già da tre mesi prima delle elezioni, avevano preso a pregare per il buon esito di esse, offrendo anche sacrifici e sofferenze». Secondo i documenti inediti del Vaticano, Papa Pacelli aveva tentato in ogni modo di allontanare qualsiasi tentativo di «azione diabolica sulle elezioni italiane che in quella precisa fase della vita politica rappresentavano per il mondo cattolico un evento per cui era necessario pregare», spiega il vaticanista nel libro oggi anticipato sul Giornale. La Dc quelle elezioni le vinse con il 49,8%, trascinata dalla campagna elettorale del segretario Amintore Fanfani, divenuto Presidente del Consiglio: e il Pci? Si fermò al 22,6%, un risultato simile a quanto già avvenuto nelle precedenti elezioni del 1948, le prime post-Guerra Mondiale. Nel corso della causa di beatificazione di Pio XII, una delle suore a lui più vicina raccontò quel suo forte timore per l’avanzare del Pci e dell’URSS: «il Papa voleva che ai fedeli venisse spiegata la dottrina del comunismo e il male che incombeva sulla società. Volle che inoltre tutto il clero e gli istituti religiosi» – racconta ancora il documento presentato da Fabio Marchese Ragona – «partecipassero alle elezioni, comprese le suore di clausura, non omettendo di pregare nelle SS. Messe e nella recita del Rosario per un buon esito».