Sarà importante vedere quale posizione prenderà il Governo italiano sul piano ReArm europeo, che può avere ricadute su Stellantis

Stellantis è subito scattata ieri mattina alle Borse di Parigi e Milano: non diversamente dai suoi competitor europei, anzitutto tedeschi, sui rispettivi listini. La seduta disastrosa di martedì – sulla scia degli ultimi preannunci di dazi Usa – è stata in parte rimarginata dal sentiment diffuso dalle comunicazioni giunte da Bruxelles.



Ursula von der Leyen (VDL), Presidente della Commissione Ue, ha prospettato il piano ReArm Europe: con investimenti fino a 800 miliardi di euro, finanziati in parte da eurobond, in parte dal dirottamento di fondi di coesione e Pnrr e in parte da capitali privati. L’importo totale del piano di riarmo europeo è paragonabile a quello dell’intero Recovery Plan post-Covid e alla raccomandazione orientativa del Rapporto Draghi per uno sforzo straordinario dell’Azienda-Europa sul versante della competitività esterna.



Fra i 5 punti messi nero su bianco da VDL l’industria dell’auto non è nominata espressamente, ma gli analisti danno quasi per scontato che la capacità produttiva di un settore in netta impasse possa essere utilizzata per la strategia neo-keynesiana abbracciata dall’Ue sul fronte difesa-sicurezza. Non c’è quindi da stupirsi che – a fianco dei titoli specifici del settore difesa (fra cui l’italiana Leonardo) – i mercati si mostrino nuovamente favorevoli alle chip dell’automotive. Anche se le incognite non mancano.

La prima è politica a livello Ue. Su Ucraina e riarmo è in programma stasera a Bruxelles un Consiglio straordinario: convocato prima del summit-blitz di Londra di domenica. Dove però c’erano solo 11 capi di Stato e di governo Ue su 27. Stasera invece sarà il plenum (e solo i 27 leader Ue) a doversi esprimere su RaArm, che VDL (lei pure presente a Londra) ha intanto elaborato come fatto compiuto. Non è affatto escluso che alcuni leader Ue contestino un processo decisionale avviato fuori Ue (in Gran Bretagna) in un contesto estremamente informale (a Londra c’erano ad esempio Turchia, Canada e Norvegia e non Ungheria, Grecia o Paesi baltici).



Su un versante più squisitamente politico andrà tenuto d’occhio l’Europarlamento: dove VDL-2 ha ottenuto pochi mesi fa la fiducia sulla base di una strategia di decisa transizione verde. ReArm, di fatto, la cancella come priorità e non è affatto imprevedibile la contrarietà di eurosocialisti ed euroverdi.

In modalità altrettanto eccezionali, nelle ultime ore frenetiche, il candidato Cancelliere tedesco Frederich Merz (Cdu) ha concordato con la Spd uscente-perdente un allentamento dei vincoli di bilancio del tutto coerenti con ReArm Europe (non va dimenticato che VDL, appartenente alla Cdu/Ppe – era ministro della difesa nell’ultimo gabinetto Merkel di Grande coalizione). Il riarmo tedesco sembra in ogni caso delineato come funzionale al sostegno a un’industria auto da sempre colonna vertebrale dell’Azienda-Germania. L’ipotesi di chiusura di impianti in Germania, ventilata da Volkswagen, è stata la molla definitiva della caduta del gabinetto rosso-verde e delle elezioni anticipate.

Sullo scenario Ue si traguarda uno specifico caso italiano: il caso Stellantis. Il gruppo italo-francese ha Exor (famiglia Agnelli) come primo azionista, titolare della presidenza con John Elkann. L’altro azionista-pivot è lo Stato francese, mentre dopo l’uscita di scena di Carlos Tavares Stellantis è ancora senza Ceo. Il Governo italiano ha sempre respinto, finora, le richieste Stellantis di aiuti pubblici: peraltro orientati allo sviluppo dell’auto elettrica, oggi divenuto assai meno perentorio nella ridiscussione complessiva delle politiche Ue. La contrarietà dell’Esecutivo Meloni è stata comunque motivata dai dubbi che le risorse italiane destinate a Stellantis andassero realmente a sostenere occupazione e percorsi di crescita interni all’Azienda-Italia.

Il ciclone ReArm cambia ora molte dimensioni del caso. Il Governo italiano sarà fin da stasera chiamato a valutare in sede Ue un piano complessivo con potenziali ricadute dirette su Stellantis: anche se al momento senza elementi puntuali sugli impatti italiani di ReArm, a cominciare dalle piattaforme ex Fiat. Stellantis resta comunque un dossier in coabitazione fra Roma e Parigi, anche se la parte italiana è al momento privata, ha sede in Olanda e risale a un tycoon che ha anche cittadinanza Usa (qui sono tuttora localizzate le attività ex Chrysler).

In Italia, nel frattempo, un tradizionale controparte attiva del Lingotto – la Cgil oggi guidata dall’ex leader metalmeccanico Maurizio Landini – mantiene un forte collateralismo con la sinistra più o meno antagonista (Pd, M5S, AVS). Ed è un’area che – per bocca della Segretaria “dem” Elly Schlein – ha reagito in termini immediatamente negativi all’annuncio da ReArm: con più attenzione apparente ai valori – anche elettorali – del pacifismo ecologista che alle ragioni industriali e sindacali insite nel caso Stellantis.

Una partita che si profila molto complessa sarà in ogni caso raccontata in via importante in Italia da Repubblica e Stampa: entrambe di proprietà di Exor, entrambe finora tribune di opposizione al Governo Meloni. Repubblica, in particolare, ha appena indetto per sabato 15 marzo una grande manifestazione “in difesa dell’Europa”, sempre con un chiaro approccio di contestazione alla maggioranza di destra-centro in carica. Ma da trentasei ore “l’Europa” è quella di ReArm: subito avversato dalla sinistra italiana, anche se si pone fin d’ora come potenziale scialuppa di salvataggio per Stellantis.

Naturalmente se il Governo Meloni sarà d’accordo: con l’Europa su ReArm (e su tutte le sue implicazioni nella futura governance istituzionale e finanziaria dell’Ue); e con Exor su tutti gli interessi della famiglia Agnelli in Italia.

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