ELEZIONI SICILIA/ C’è un patto a tre che fa fuori Grillo e M5S

- int. Andrea Lodato

Per ANDREA LODATO, la vera competizione si gioca tra Micciché, ex delfino di Berlusconi, Musumeci, scelto dal Pdl dopo un sondaggio, e Crocetta, che si è autocandidato saltando le primarie

grillo_2_r439 Foto: InfoPhoto

Beppe Grillo promette di rendere movimentate le elezioni in Sicilia del 28 ottobre, annunciando: “Il 10 ottobre attraverserò lo stretto di Messina a nuoto. Poi, giunto in Sicilia, correnti permettendo, inizierò il mio viaggio elettorale per tutta l’isola. In camper e di corsa. A presto il diario di viaggio sul blog con tutti i dettagli”. Ieri intanto la campagna elettorale ha vissuto un momento tragico, con un attacchino dell’Italia dei Valori che ha ricevuto un pugno in faccia durante una lite, subendo un trauma cranico che lo ha lasciando in coma. Ilsussidiario.net ha intervistato Andrea Lodato, inviato del quotidiano La Sicilia.

Com’è il clima che si respira a 20 giorni delle elezioni regionali?

All’inizio è stato molto sereno, poi con il passare delle settimane si è andato inasprendo fino agli scontri di questi giorni tra Gianfranco Micciché e Rosario Crocetta, che hanno alzato molto i toni. L’altro candidato di peso, Musumeci, sta continuando a mantenere un profilo più basso. Il Movimento a 5 Stelle candida Giancarlo Cancelleri, ma finora non ha avuto grande visibilità. Sta aspettando l’arrivo di Grillo per cominciare a dire la sua.

Un attivista dell’Idv ieri è stato aggredito. E’ un caso isolato, o un segnale di uno scontro che si va facendo sempre più duro?

E’ un caso isolato provocato da una reazione folle. Al di là dei veleni tra i candidati alla presidenza che si respira nella competizione politica, non credo che la Sicilia sia tornata ai periodi in cui le campagne elettorali erano combattute per le strade. Per fortuna non sono più quei tempi, e l’episodio pur gravissimo non rappresenta uno scontro ideologico in atto, che nei fatti non esiste.

Chi sono i candidati che si contendono la carica di governatore?

Gianfranco Micciché è l’enfant prodige che, uscendo da Publitalia, ha fatto nascere Forza Italia in Sicilia. Fu lui a mettere a segno il risultato del 61 a 0, quando nei collegi uninominali Forza Italia portò a casa tutti e 61 i parlamentari. Da allora è sempre stato il braccio destro di Silvio Berlusconi in Sicilia, ha fatto il sottosegretario e il viceministro, finché quattro anni fa emerse l’ipotesi della candidatura di Raffaele Lombardo, leader del Movimento per le Autonomie.

Per quale motivo Berlusconi scelse Lombardo?

Il Cavaliere temeva che perdendo quest’ultimo come alleato non avrebbe avuto la maggioranza in Senato. Il risultato fu che Lombardo divenne governatore ed estromise progressivamente il Pdl dalla giunta regionale. Micciché ha deciso di correre contro il Pdl, sancendo così la rottura totale con il Cavaliere. L’ex delfino è arrivato a dire: “Mi sono pentito di avere avuto rapporti con il Berlusconi dell’ultimo periodo”. Micciché è tornato ad allearsi con Lombardo in nome del “sicilianismo” e del desiderio di autonomia.

 

Il Pdl invece candida Nello Musumeci …

 

Musumeci è stato eurodeputato e per due volte presidente della Provincia di Catania, viene dall’Msi e da An. E’ stato sottosegretario nell’ultimo governo Berlusconi con la Destra di Francesco Storace. Musumeci si autodefinisce il “candidato figlio dei sondaggi”, in quanto a giugno il centrodestra ha realizzato un’indagine sulla figura che godeva della maggiore visibilità e gradimento dei siciliani, ed è emerso che si trattava appunto di Musumeci.

 

Chi è Rosario Crocetta, l’esponente del Pd?

 

L’aspetto curioso in questo caso è che Crocetta si è autocandidato. E’ stato sindaco antimafia a Gela, eurodeputato del Pd, ha deciso di scendere in campo prima ancora di avvertire i vertici del suo partito. E’ un grande comunicatore, un personaggio che ha avuto visibilità per le vicende di Gela, per l’impegno antimafia e per quello che ha saputo costruire in questi anni. Il Pd lo ha subito, rinunciando alle primarie, e alla fine ha deciso di candidarlo.

 

Che cosa ne pensa della polemica sulla candidatura come consigliere di Toti Lombardo, il figlio di Raffaele?

 

Ormai la politica è una professione, in molti ritengono di avere il diritto di tramandarla di padre in figlio o di nonno in nipote. L’accostamento con Renzo Bossi però è immotivata, in quanto quest’ultimo non è un personaggio di eccellenza politica. Toti Lombardo invece si è sempre nutrito di politica fin dagli anni della scuola. Forte della posizione del padre, da anni imperante in Sicilia, ha scalato tutte le cariche fino a essere eletto come capo della consulta giovanile a Catania. Ritengo però che una candidatura in questa fase, a 23 anni e con il padre ancora presente sulla scena politica, sia prematura: aspettare altri cinque anni non gli avrebbe certo fatto male.

 

(Pietro Vernizzi)





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