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Home » Politica » NUOVA TANGENTOPOLI(?)/ Pomicino: no, ci vogliono obbligare a dar via i “gioielli di famiglia”

  • Politica

NUOVA TANGENTOPOLI(?)/ Pomicino: no, ci vogliono obbligare a dar via i “gioielli di famiglia”

Int. Paolo Cirino Pomicino
Pubblicato 16 Febbraio 2013
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Paolo Scaroni (Infophoto)

Secondo PAOLO CIRINO POMICINO, rispetto al '92, i politici coinvolti in vicende  giudiziarie sono di secondo piano. L’obiettivo, è quello di obbligare a svendere asset fondamentali

Non è la prima volta che Berlusconi dice quello che tutti pensano ma che, pubblicamente, è opportuno non dire. Riferendosi all’arresto dell’Ad di Finmeccanica Giuseppe Orsi, indagato per corruzione internazionale, e alle indagini in corso per il medesimo reato sul numero uno di Eni, Paolo Scaroni (la Saipem, controllata da Eni, avrebbe pagato una tangente da 197 milioni di euro per una commessa di 11 miliardi di dollari in Algeria) ha detto, in sostanza, che così fan tutti. Tanto, ovviamente, è bastato a far scoppiare il caso. L’ultimo a tornare sull’argomento è stato il premier uscente Mario Monti. «Purtroppo sì, siamo di fronte a qualcosa di molto simile a Tangentopoli. Nel 1992 si pensava che il fenomeno delle tangenti era alla fine, invece siamo qui di nuovo», ha dichiarato ad Agorà, la trasmissione di Raitre condotta da Andrea Vianello. Poi, ha aggiunto: «Che le tangenti esistano in molti paesi è la realtà ma che sia inevitabile lo rifiuto. Un Paese deve agire sul piano internazionale, mentre vedo nel dibattito in corso un certo provincialismo». Abbiamo chiesto a Paolo Cirino Pomicino, politico di lungo corso e ministro del Bilancio nella Prima Repubblica se, rispetto al ’92, si possano, effettivamente ravvisare delle analogie.


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Cosa ne pensa delle affermazioni del premier?

Monti, probabilmente, ha qualche elemento di cui noi non siamo a conoscenza per poter fare affermazioni del genere. Forse, dovrebbe svelarcelo. In ogni caso, di tutte queste indagini, arresti e perquisizioni, quel che stupisce è un particolare.

Quale?

Tutto avviene contemporaneamente. E a poche settimane dalle elezioni. Non dico che la magistratura non debba procedere laddove ritenga che sia suo compito farlo, né che la magistratura inquirente non debba indagare se è convinta che ci siano degli illeciti. Ma perché, tanto per dirne una, il caso Mps è esploso adesso? Eppure, da anni sono in corso indagini, sia da parte della magistratura ordinaria che dalla Banca d’Italia. Anche le grandi società pubbliche sono da mesi, se non da anni, nel mirino di giudici e Pm. E’ impensabile che si possa trattare di semplici coincidenze.


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Si tratta di una nuova Tangentopoli?

Non direi.

 

Perché no?

Oggi, le indagini o le condanne sono nei confronti di politici di entità, tutto sommato, modesta.

 

E ai tempi di Tangentopoli?

Allora, si diede vita ad un’operazione volta ad azzerare i grandi partiti che avevano vinto la battaglia della Storia. E, i risultati di quell’azione, dopo vent’anni, sono di fronte agli occhi di tutti.

 

Oggi, quindi, qual è l’obiettivo di questa nuova ondata giudiziaria?

Depredare il Paese di alcuni importantissimi poli industriali pubblici. Aziende produttive fondamentali per l’Italia, e decisive per il nostro sistema economico e, contestualmente, presenti sul mercato internazionale. I cosiddetti gioielli di famiglia vengono messi in difficoltà e sono costretti, in certi casi, a svendere parte dei propri assets.


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Secondo lei, perché sta accadendo tutto ciò?

Mi limito a considerare che il presidente del Consiglio dovrebbe attivare i servizi di intelligence per capire se ci sono, rispetto a tutte le società coinvolte, interessi convergenti e se tutte queste coincidenze non nascondano qualche “manina” tradizionalmente attenta agli interessi italiani.

 

Ai tempi di Tangentopoli i partiti vennero smontati dal pool di Mani pulite. Oggi, chi è che sta smontando le nostre aziende pubbliche?

No, guardi, quelli di Mani Pulite erano semplicemente gli esecutori.

 

E allora, chi furono i “mandanti”?

Le rispondo con un’altra domanda: chi è che, alcuni mesi fa, ha “disarmato” Di Pietro? Un partito che viaggiava attorno al 7-8% è stato praticamente dissolto…

 

(Paolo Nessi)


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