Tutti i partiti erano contro i capilista bloccati, ma se lo fossero davvero avrebbero proposto il ripristino delle preferenze; sulla quale cosa invece tutti tacciono. DANIELE MARCHETTI
Legge elettorale. Ma non dovevano essere l’elemento irrinunciabile? La pietra angolare di ogni accordo? L’ultimo argine allo scollamento tra la politica ed il corpo elettorale? E poi, dove sono finiti i D’Alema, gli Alfano, le Meloni, i Bersani, i Di Maio e molti altri “mister preferenza” che si stracciavano le vesti per i capilista bloccati? Tutto evaporato!
Sul banco della convenienza, la demagogia non ha scampo. E della “salvifica” preferenza, più nessuno parla. Oggi la questione è la rappresentatività, pardon, la sopravvivenza. Quel “primum vivere” che è la madre di tutte le battaglie e per la quale ancora molte cartucce potranno essere sparate (sopratutto sul Governo).
Certo, l’accordo c’è e sembra tenere al di là di ogni fibrillazione interna ai vari poli. Ma è sul testo della nuova legge elettorale che si giocherà la vera partita. Nessuno, neppure i più accreditati “consiglieri” alla D’Alimonte, tanto per non fare nomi, si sbilanciano molto. Nessuno sembra aver chiaro se vi sarà un premio di governabilità come invocano i grillini, e come esso, eventualmente, sarà strutturato ed assegnato. Ma soprattutto non è assolutamente chiaro come sarà mutuato dal sistema tedesco la combine uninominale-proporzionale alla luce del numero fisso (e non variabile come è in Germania) dei parlamentari.
Le uniche certezze, ad oggi, sembrano essere: la soglia di sbarramento al 5 per cento e la rinuncia alle preferenze che saranno sostituite nella parte uninominale dalla presenza sulla scheda del nome del candidato (presumibilmente come avveniva per le elezioni provinciali) e per la porzione proporzionale da una sorta di mini-lista bloccata che il Cav ha introdotto (esagerando nella lunghezza) per primo con il cosiddetto Porcellum e che poi, coerentemente ed ostinatamente, ha sempre difeso e reclamato.
Anche l’idea (peraltro “copiata” dal Toscanellum) di riportare sulla scheda elettorale i nomi del “listino bloccato” più che un segno di chiarezza e trasparenza appare un’arma di distrazione di massa per imporre, senza colpo ferire e nel silenzio dei “mister preferenza”, un nuovo Parlamento di nominati.
Dall’Italicum al Nominaticum. Viva l’Italia!
