La vera posta in gioco è l'opposizione. Chi tra M5s e Lega resterà fuori dal governo si garantirà il prossimo successo elettorale. Più del tempo ora serve tranquillità. DANIELE MARCHETTI

“Un governo si farà”. Le parole di Beppe Grillo chiariscono, meglio dei quotidiani messaggi in codice (più o meno velenosi o fantasiosi), la posta in gioco: l’opposizione. Chi, tra 5 Stelle e Lega (esperti di opposizione) resterà fuori dal Governo avrà la strada spianata per il prossimo — schiacciante — successo elettorale. Questa è la vera questione, per tutti. L’autentico essenziale motivo che salda indissolubilmente il futuro politico di Di Maio a quello di Salvini e, con essi, rende una strada obbligata, anche se non scevra di insidie, l’intesa tra grillini e centrodestra.



Quell'”accordo tra più parti” (e non tra singoli partiti) che l’inquilino del Colle aveva indicato come bussola per dare al Paese una maggioranza solida.

Il resto è fuffa montata (più o meno ad arte) che forse, un intervallo sabbatico, senza riflettori, senza passeggiate romane e senza convenevoli nello studio alla Vetrata, potrebbe contribuire a smontare.



Più del tempo, serve tranquillità! Quella “distensione” che la strisciante campagna elettorale per le imminenti regionali (a fine mese si voterà in Molise e in Friuli) e le prossime amministrative, certamente, non agevola.

Nell’arte del possibile un’unica regola non ammette scorciatoie: la logica.

E se l’elezione del presidente Fico come della presidente Alberti Casellati rappresentano per moltissimi — anche grillini — il frutto della pragmaticità, del realismo e, soprattutto, della ragionevolezza del “gioco” politico, perché mai ciò che è valso per la terza carica dello Stato non può valere per l’inquilino di Palazzo Chigi? Perché mai Forza Italia è digeribile per l’un risultato e non per l’altro?



La situazione recita: nessuno dei vincitori può meritare l’onore dell’opposizione. Ed un nuovo ricorso alle urne certificherebbe una bruciante sconfitta per l’Alto Colle.

Mattarella, da uomo avveduto e concreto, renda l’onore delle armi alle parole di Grillo (tornato in Mediaset) come al prolungato silenzio di Arcore (dopo le gratuite imprudenze) e, dopo aver ascoltato la scorsa settimana i partiti, con il nuovo “giro di valzer” detti le condizioni (peraltro già ben delineate nelle pungenti dichiarazioni di giovedì scorso), impartisca qualche utile ramanzina a chi di becco intende (sempre) ferire ma poi, da saggio interprete delle dinamiche democratiche, si tenga — per un congruo momento — lontano dallo studio alla Vetrata.

Se dal campo dovrà uscire il fosso — come insegna la dura legge della terra — basterà armarsi di “operosa” pazienza, prendere le giuste misure ed ognuno avrà il proprio spazio. Mentre azzardarsi nel fuori pista delle forzature potrebbe produrre solo un infausto irrigidimento delle posizioni e lo spreco di ulteriore tempo.

Buona pazienza, Presidente!