Più alti del previsto, secondo gli exit poll di Opinio Italia i numeri conseguiti da Massimo Zedda, candidato della coalizione di centrosinistra nelle elezioni regionali della Sardegna. Se le dichiarazioni di voto dei sardi all’uscita dei seggi si confermeranno veritiere, il sindaco di Cagliari potrebbe seriamente pensare di insidiare il candidato del centrodestra, Christian Solinas, nella corsa alla poltrona di governatore. La sua forbice di consenso è compresa tra il 35% e il 39%, con Solinas di poco avanti tra il 36,5% e il 40,5%. Per il momento è ancora presto per sbilanciarsi, soprattutto visto che lo spoglio procede a rilento. Se nelle due sezioni scrutinate, nel Sulcis e nell’Oristanese, è Solinas il candidato più votato, Zedda può consolarsi con Baradili (Oristano), il Comune più piccolo della Sardegna (47 votanti su 76 aventi diritto). Il sindaco di Cagliari si è imposto con il 42,55% dei voti: a seguire, entrambi con il 23,4% Christian Solinas e Francesco Desogus (M5s). (agg. di Dario D’angelo)
ZEDDA CHIEDE DISCONTINUITA’
Elezioni regionali in Sardegna, è Massimo Zedda il candidato presidente del Centrosinistra: l’attuale sindaco di Cagliari e sindaco metropolitano di Cagliari è sostenuto da Partito Democratico, Liberi e Uguali, Campo Progressista, Possibile, Partito Socialista Italiano, Futura, Italia in Comune e alcune liste civiche. Dopo aver annunciato a novembre la sua disponibilità ad essere il candidato presidente alle regionali del 2019, Zedda ha preso le distanze dalla giunta uscente e, secondo gli ultimi sondaggi pre-voto, sarà lui a dare battaglia al candidato del Centrodestra Christian Solinas. Ed è chiaro già dal suo slogan,“Tutta un’altra storia”: «Penso sia normale che la mia candidatura debba segnare una discontinuità. Non si possono convincere gli elettori dicendo “replicherò tutto quello che è stato fatto”. Noi abbiamo chiesto per tanti anni di risolvere i problemi della Sardegna e i problemi politici ai tecnici. Invece penso sia la politica a dover guardare ai bisogni dei cittadini, con una visione di insieme dei problemi connessi tra loro».
MASSIMO ZEDDA PROMETTE LA RIFORMA DELLA BUROCRAZIA
Nell’intervista rilasciata a L’Unione Sarda, Massimo Zedda ha parlato della riforma della burocrazia regionale «bloccata da una legge di oltre quarant’anni fa»: «Si può, ma c’è la necessità che la macchina regionale venga ripensata. Tutto ruota attorno a una legge del 1977, legata a un mondo che non c’è più. Nel governo regionale si deve attivare lo stesso meccanismo che ha riformato i Comuni. Il sindaco nella città può decidere gli assessorati, riorganizzarli, scorporarli, aggregarli, in funzione delle esigenze operative. Decentramento dei servizi? Delegare consente alla Regione di occuparsi di programmazione. Serve un decentramento a favore dei Comuni, con la valorizzazione delle Province, come enti di secondo livello, il tramite tra le esigenze del territorio e l’apparato regionale».
IL SINDACO DI CAGLIARI PUNTA ALLA REGIONE
Il candidato del Centrosinistra si è poi soffermato sul problema spopolamento: «Una strada è il telelavoro. A Cagliari l’abbiamo attivato. Prima, molti dipendenti erano costretti a prendere casa in città per lavorare al Comune. Ora una persona di Carloforte può lavorare da casa sua, viene meno lo spopolamento per quel territorio, si produce di più e sono abbattuti i costi per il Comune di via Roma. Immaginiamo questo progetto a livello regionale: si crea sviluppo per le amministrazioni dell’interno, la macchina Regione risparmierebbe». Massimo Zedda ha poi spiegato quanto ha inciso la sua esperienza a Cagliari sulla decisione di candidarsi: «I dati su Cagliari città ci dicono che il capoluogo ha difficoltà di crescita ulteriore per i problemi economici dati dal resto del territorio. Non si riuscirà a sopravvivere da nessuna parte in Sardegna se non ci sarà uno sviluppo armonico e omogeneo per tutti i sardi». Infine, un commento sui punti di contatto tra il suo progetto e quello dei poli autonomisti e indipendentisti: «Ce ne sono? Penso proprio di sì. Si deve ragionare col governo nazionale alla pari. Dobbiamo pretendere dal Governo lo stesso trattamento di altre realtà d’Italia, in termini di risorse e di aiuto nel dialogo con l’Ue».