«Sulla lista Tosi l’accordo si troverà», assicurava ieri Roberto Maroni nell’intervista rilasciata a Libero. Di tutt’altro segno le parole del segretario nazionale della Lega Nord Liga Veneta, Gian Paolo Gobbo: «Non è fatta di leghisti, è un altro partito. Qui non si accettano personalismi». La telenovela in salsa padana, insomma, è destinata a continuare, anche se le elezioni amministrative sono sempre più vicine.
«Il caso Tosi sta diventando la madre di tutte le battaglie nella guerra tra bossiani e maroniani – spiega a IlSussidiario.net il direttore de L’Arena di Verona, Maurizio Cattaneo –. A giudicare dai sondaggi però non converrebbe a nessuna delle due anime andare allo scontro. La Lega Nord rischia l’harakiri».
Per quale motivo è così importante per Flavio Tosi?
Il fatto è che in questi anni ha saputo connotarsi non tanto come leghista, ma come sindaco della città. Non a caso tutte le statistiche dicono che è uno dei più amati d’Italia. La sua lista perciò dovrebbe consentirgli di aggregare voti che la Lega non prenderebbe. Questo potrebbe essere decisivo per il partito, soprattutto dopo la rottura dell’asse con il Pdl. Ad oggi, infatti, Tosi non vincerebbe al primo turno.
Cosa dicono i sondaggi?
Il sindaco uscente viaggia tra il 44 e il 49 per cento. Al centro però c’è una grossa novità: il “laboratorio moderato” che vede la riaggregazione di Pdl, Udc e Fli e che candida Luigi Castelletti, un uomo della società civile. Un soggetto che oggi vale circa il 23%, ma che può aggregare ancora parecchi mondi che si sentono esclusi dal predominio leghista degli ultimi anni.
In un quadro del genere la lista del sindaco sembra davvero necessaria per il Carroccio, mentre la sua espulsione e un’eventuale corsa di due leghe potrebbe aprire una crisi irreversibile.
L’ala fedele a Bossi non gli perdona le sue posizioni “eretiche”?
Diciamo che Tosi non si è mai nascosto. Ha invitato il Presidente Napolitano per ben due volte, dichiarandosi onorato della sua visita e non ha avuto alcun problema a indossare il tricolore per tutto il suo mandato. Gli strappi poi non sono mancati: dalle sue dichiarazioni a favore dell’arresto di Cosentino, fino all’ultimo invito alle dimissioni rivolto al collega di partito Davide Boni. Tutte cose che il “cerchio magico” non digerisce.
D’altra parte la sua immagine di Lega è molto diversa da quella di chi la vorrebbe chiusa nelle valli del Nord. Lui è un leghista anomalo, pragmatico e alle volte “democristiano”, comunque distante anni luce dal celodurismo di antica memoria.
Nella competizione interna però i maroniani stanno guadagnando terreno.
Non c’è dubbio. La componente fedele all’ex ministro, secondo la base, è legata ai problemi reali più che ai vecchi slogan e incarna il desiderio di un rinnovamento, anche generazionale. D’altra parte il leader ha mostrato tutte le sue difficoltà, anche di salute. C’è poi chi teme l’isolamento e Maroni ha la credibilità per rinegoziare delle alleanze.
In caso di ballottaggio si potrebbe quindi riaprire una partita che mesi fa sembrava chiusa?
Direi di sì. Teniamo presente che sul Polo moderato si stanno spendendo tutti i leader nazionali e la sinistra per ora vale il 33%. La sensazione è che da Verona potranno nascere delle novità anche sul piano nazionale. Si può davvero escludere che, com’è stato fatto per il governo tecnico, non si possa creare una Grande coalizione per il secondo turno?
(Carlo Melato)