Il ponte sullo Stretto di Messina: opera strategica per il Sud, supera ogni obiezione. Un'opportunità di rinascita che l'Italia non può perdere.
Ho provato a capire le ragioni di chi dice no al ponte sullo Stretto di Messina.
Perché mai qualcuno dovrebbe preferire tenersi i traghetti, simbolo di arretratezza di una regione e di un intero Paese: code chilometriche sotto il sole, odore di gasolio che ti resta appiccicato addosso, attese infinite scandite da clacson e nervosismo. Tutto questo per attraversare appena tre chilometri d’acqua.
Un’immagine che sa di Paese rassegnato, che ha abbandonato il Sud a una soluzione da terzo mondo.
Ora quel Sud dovrebbe gioire: insieme al ponte sono previste numerose opere di riqualificazione e potenziamento delle infrastrutture. Invece no, proprio lì sembrano annidarsi i paladini dello status quo. Perché?
Mi sono detta: «Magari hanno argomenti solidi, dati concreti, studi irrefutabili».
Poi ho letto… e ho capito che, più che cemento e ingegneria, qui si parla di ideologia e pregiudizio.
Gli esperti? Già ascoltati. I punti deboli? Già affrontati. Ma niente, il ponte pare colpevole soprattutto per il fatto di essere promosso dalla destra e da Salvini.
D’altronde, la storia si ripete: negli anni ’50 e ’60, quando si progettava l’Autostrada del Sole, si sentivano le stesse frasi di oggi: «Costa troppo», «Non serve», «Distruggerà l’ambiente», «Meglio sistemare le strade che abbiamo», «Non reggerà il traffico», «È propaganda». E poi? Quell’autostrada è diventata la colonna vertebrale del Paese.
Nessuno oggi direbbe: «Sai che c’è? Smantelliamola, così vediamo se si vive meglio».
Le grandi opere sono così: prima fanno discutere, poi fanno la storia. Il ponte oggi può sembrare un capriccio ingegneristico… ma fra vent’anni potremmo ritrovarci a dire: «Ma davvero siamo stati senza fino ad ora?»

Ecco la lista aggiornata delle obiezioni al progetto, dal “linguaggio del sospetto” a quello del buon senso:
- Rischi ambientali e paesaggistici
C’è chi teme che il ponte “devasti lo Stretto” come se fosse un Godzilla di cemento armato. In realtà, il progetto ha già superato una valutazione ambientale severissima: rumore, vibrazioni, materiali, fauna… tutto sotto controllo. Non sarà un “ponte gettato lì a caso” come un Lego caduto dal tavolo.
E poi ci sono le associazioni ambientaliste, convinte che il ponte rovinerà irrimediabilmente il paesaggio e interferirà con le rotte migratorie degli uccelli. Come se i gabbiani, arrivando dallo Ionio, all’improvviso si schiantassero gridando: «Oddio, questo ieri non c’era!» e restassero lì, in volo stazionario, a convocare una riunione urgente: «Compagni, dobbiamo trovare una deviazione!». Dai, su. Gli uccelli hanno attraversato continenti, deserti e grattacieli. Sopravviveranno anche a un ponte. - Rischio sismico
Sì, lo Stretto è in zona sismica. E allora? I ponti sospesi sono fatti apposta per piegarsi senza spezzarsi, un po’ come i giunchi al vento… o come certi politici in campagna elettorale. Il progetto è calcolato per resistere a scosse più forti di qualsiasi terremoto storico registrato nella zona.
E se funziona in Giappone, dove la terra balla più di una discoteca il sabato sera, e in Turchia, che non è esattamente ferma come una roccia, perché non dovrebbe funzionare a Messina? - Vento e oscillazioni
C’è chi immagina il ponte che ondeggia come in un film catastrofico di Hollywood, con auto che volano in mare e gente che urla. Nella realtà, l’impalcato è progettato per resistere a venti di oltre 200 km/h. Profilo aerodinamico testato in galleria del vento, tecnologie collaudate in ponti record in giro per il mondo.
Insomma: non è un aquilone. E no, non serviranno zavorre sulle auto per attraversarlo. - Costi e ritorno economico
Sì, costa tanto. Ma come ogni grande opera, è un investimento: meno tempi di viaggio, meno costi di trasporto, meno inquinamento. Collegherà la Scandinavia alla Sicilia: dal salmone al cannolo in poche ore.
E non si tratta solo del ponte: il progetto include un pacchetto di interventi per potenziare infrastrutture, trasporti e collegamenti in Sicilia e Calabria. Strade, ferrovie, porti, aree urbane: un’occasione per riqualificare due regioni spesso dimenticate, trasformandole in veri snodi strategici.
Gli studi dicono che i benefici superano i costi. Ma certo, possiamo anche continuare a spendere miliardi in traghetti a gasolio e vedere, tra vent’anni, se è stata una buona idea. - Trasparenza e procedure
Non è un progetto nato ieri sera a cena tra amici: è passato per conferenze di servizi, valutazioni ambientali, CIPESS, Corte dei conti… praticamente ha più timbri del passaporto di un globetrotter.
Che poi qualche dettaglio si definisca in fase esecutiva è normale: non è che quando compri casa ti fai dare anche la lista precisa delle posate che troverai nel cassetto. - Mafia e corruzione
Ah, certo: “Col ponte ci sarà mafia”. Perché adesso, invece, i traghetti sono gestiti da monaci benedettini. Storicamente, pure il trasporto via mare ha avuto infiltrazioni mafiose: la Caronte Tourist è stata sequestrata per sei mesi per rapporti con la ‘ndrangheta. Biglietti regalati agli affiliati, assunzioni imposte, servizi sotto controllo… un vero pacchetto “traghetto all inclusive”.
La differenza è che col ponte possiamo mettere protocolli antimafia, tracciabilità totale e controlli serrati. Se la mafia è un rischio, non è un buon motivo per non fare le opere: è un buon motivo per farle bene. - Espropri
Sì, alcune famiglie dovranno spostarsi. Non parliamo di svuotare città intere: solo aree vicine ai piloni e agli accessi, con indennizzi e procedure per ridurre i disagi. Certo, ci sarà sempre chi urla allo scandalo… salvo poi trasferirsi in una villetta nuova con vista migliore e dire: «Ah, alla fine non è andata male». - Alternative
Tunnel sottomarino? Bello sulla carta, peccato che i fondali qui siano profondi e le correnti facciano il solletico solo alle balene. Ponti a più campate? Geologia complicata, rischio e costi più alti. Il ponte sospeso a campata unica è la soluzione migliore. Tradotto: non è che non abbiano pensato alle alternative, è che quelle alternative non erano realizzabili. - Strategia e futuro
Non è il “giocattolo di un ministro”. Il ponte potrà far viaggiare 6.000 veicoli l’ora e 200 treni al giorno, senza aspettare il traghetto e senza pregare per il bel tempo. Altri Paesi hanno fatto collegamenti ben più complessi, in condizioni peggiori, e oggi nessuno li smonterebbe.
Fra dieci anni i turisti arriveranno a Messina dicendo: «Ma come facevate prima senza?».
