Liliana Segre ha difeso Israele dalle accuse di genocidio. Sergio Mattarella ha criticato il massacro quotidiano a Gaza

La senatrice Liliana Segre ha rotto il silenzio per difendere Israele dalle accuse di genocidio a Gaza nelle ore in cui il Presidente israeliano, Werner Herzog, ha replicato a quello italiano, Sergio Mattarella, che aveva alzato la voce contro il massacro quotidiano dei palestinesi a Gaza.

La senatrice sta per compiere 95 anni e il suo riserbo recente è parso segno di preoccupazione legittima di fronte al ritorno di fiamma dell’antisemitismo.



Ottantuno anni fa, Segre entrava ad Auschwitz: dove l’Olocausto lo ha conosciuto per davvero, dentro il suo orrore assoluto. Se oggi ripete che a Gaza non sta accadendo qualcosa di simile – anche se ci sono forti indizi di crimini di guerra – ha il diritto di essere ascoltata senza replica. Ha diritto a un rispetto totale anche da chi contesta l’uso strumentale dell’equazione antisionismo/antisemitismo da parte del Governo Netanyahu.



Mattarella – da dieci anni al Quirinale – ha concesso un solo laticlavio a vita: a Liliana Segre. Lo ha fatto perché giudica la Memoria della Shoah un valore civile fondante di una Repubblica democratica nata dalle ceneri di un regime fascista.

Lo ha fatto perché la Costituzione italiana “ripudia la guerra”: quella che ha avuto l’Olocausto come suo esito più nero; quella che da più di tre anni insanguina l’Ucraina; quella che ha provocato a Gaza quello che l’Europa evoca infine come ennesimo “genocidio” nella storia.

Mattarella ha nominato Segre perché crede da sempre che la Palestina possa e debba accogliere due Stati per due popoli, in coesistenza pacifica. Non da ultimo, il presidente della Repubblica italiana è un cattolico: profondamente convinto che un credo religioso non possa mai generare odio e morte.



La coerenza di Mattarella merita lo stesso rispetto totale dovuto a quella della senatrice Segre.

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