S&P ha tagliato il rating della Francia. Ora non resta che attendere la "risposta" dei mercati. Una situazione molto simile a quella dell'Italia nel 2011

S&P ha tagliato il rating della Francia. Lo ha fatto fuori calendario e in tempo reale, con aperto riferimento all’instabilità politica a Parigi (anzi: alle “mozioni di censura parlamentare” presentate giovedì da destra e sinistra estreme, cui il governo Lecornu all’esordio è sopravvissuto per pochi voti). S&P ha voluto citare anche la preoccupazione per il congelamento della riforma delle pensioni: il “ribaltone” politico e finanziario cui il presidente Emmanuel Macron si è visto costretto per acquisire i voti del partito socialista, indispensabili alla sua stessa permanenza all’Eliseo.



È curioso che S&P si sia riservata lo stesso ruolo giocato nella crisi italiana del 2011: intervenne a metà settembre – quando lo spread di Roma era già in volo – dando il virtuale colpo di grazia al governo Berlusconi (il successivo governo tecnico di Mario Monti ripartì da una draconiana riforma previdenziale).



A lanciare il primo missile era stata, tre mesi prima, Moody’s, l’altra agenzia-big di Wall Street. La prima ad aprire il fuoco contro la Francia è stata invece Fitch, appena dopo le dimissioni del governo Bayrou: che aveva proposto una manovra di relativa austerity, con la conferma dell’innalzamento dell’età pensionabile. Questa era stata decisa da Macron due anni fa, ma era tuttora in vigore “per decreto”, senza mai aver ricevuto disco verde dall’Assemblea nazionale.

Sébastien Lecornu (c), a sinistra Emmanuel Macron (Ansa)

In attesa delle reazioni dei mercati sullo spread francese – a sostenere il quale sarebbe già in azione la Bce di Christine Lagarde – non sembra fuori luogo segnalare un altro parallelo possibile fra il 2025 francese e il 2011 italiano.



L’offensiva dei rating contro il governo Berlusconi coincise con l’operazione militare speciale della Nato contro la Libia, fortemente voluta dal presidente francese Nicola Sarkozy, oggi condannato al carcere per controversi finanziamenti giunti in precedenza dal dittatore libico Muhammar Gheddafi. L’azione ebbe però l’appoggio determinante dagli Usa di Barack Obama.

Oggi i rating di Wall Street mettono nel mirino il presidente francese, unico leader Ue notoriamente dissonante con la Casa Bianca di Donald Trump, anche sull’opportunità di raggiungere a breve un cessate il fuoco fra Russia e Ucraina. Quest’ultima è stata finora sostenuta dalla Nato, sulla base di un impegno originario voluto dal presidente Joe Biden, già vice di Obama e da lui delegato alla precedente crisi russo-ucraina del 2014.

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