Prezzo benzina/ Scatta l’indagine della Finanza, Salvini: “Speculazione in atto”

- Maria Melania Barone

Prezzo benzina, le forze politiche interne alla maggioranza mobilitano la Procura di Roma che avvia un'indagine sulla "speculazione in atto", il Codacons invoca l'Antitrust

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Il caro carburante ha costretto il precedente governo Draghi ad adottare alcune misure correttive in merito al prezzo della benzina, in particolare quelli del carburante che sono stati interessati prima da un taglio di 0,25 centesimi e poi di 0,30 centesimi. I successivi decreti hanno prorogato il taglio delle accise fino alla fine del 2022, ma nel 2023, si è assistito a incrementi preoccupanti che hanno nuovamente messo in ginocchio le imprese.
Inoltre, per evitare eventuali fenomeni speculativi sui prezzi dei carburanti su strade e autostrade a seguito dello stop degli sconti sulle accise, fonti del Mef confermano (come anticipato da alcuni quotidiani) che il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha già dato mandato, lo scorso dicembre, alla Guardia di Finanza di monitorare la situazione sul prezzo della benzina e che la prossima settimana verranno resi noti i risultati dei controlli effettuati.

Prezzo benzina: Salvini invoca la Finanza, Urso lo accontenta

Il ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, ha aggiunto: “Sulle accise parleremo con il presidente del Consiglio. Sicuramente c’è della speculazione in corso sul prezzo della benzina, ed è bene che la Finanza faccia dei controlli. Non ci possono essere distributori che vendono la benzina a 1,70 e altri a 2,40. Evidentemente c’è qualcuno che fa il furbo. Porterò il ragionamento a livello di governo“.

Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy, ricorda che sui prezzi dei carburanti nelle scorse settimane ha già chiesto “un costante monitoraggio con la collaborazione della Guardia di Finanza per realizzare un modello di controllo più efficiente e evidenziare subito ogni anomalia e ogni tentativo di speculazione, come sembra siano emersi in alcuni casi eclatanti e non giustificabili in questi giorni. La prossima settimana riunirò le associazioni dei consumatori per confrontarci sugli strumenti più idonei“. Insomma, le antenne erano già dritte.

La Procura di Roma ha aperto un fascicolo per evidenziare l’esistenza di eventuali speculazioni che potrebbero essere alla base dei rincari dei prezzi del carburante. L’inchiesta è attualmente svolta dal nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Roma. Sicuramente il fascicolo sarà incrementato anche dall’esposto del Codacons in ben 104 procure in cui si chiede “di indagare sui prezzi di benzina e gasolio allo scopo di accertare eventuali speculazioni o rialzi ingiustificati dei listini“.

La tesi di fenomeni speculativi in atto sul prezzo della benzina sono sostenute anche dal Ministero dell’Ambiente Fratin che, ha affermato come “un eventuale sforamento dei 2 euro sarebbe solo speculazione. E comunque, se il prezzo dei carburanti dovesse tornare a crescere in modo stabile e significativo, il governo è pronto a intervenire”.

Prezzo benzina, Codacons: serve intervento dell’Antitrust

Oltre a presentare la denuncia, l’associazione dei consumatori Codacons ha chiesto l’intervento dell’Antitrust, dichiarando che è necessario aprire un’istruttoria sul prezzo della benzina per la possibile fattispecie di intesa anticoncorrenziale: “Abbiamo deciso inoltre di lanciare un boicottaggio nazionale dei distributori più cari, — si legge nella nota — invitando gli automobilisti italiani a verificare i prezzi sul proprio territorio, anche attraverso le apposite app che segnalano i gestori più convenienti, e a non fare rifornimento presso le pompe che applicano prezzi eccessivi“.

Il presidente Carlo Rienzi afferma, inoltre, che il governo dovrebbe “estendere gli ambiti di applicazione della legge 231 del 2005 che vieta gli aumenti eccessivi dei prezzi al dettaglio nel settore agroalimentare, introducendo lo stesso principio anche al comparto dei carburanti e definendo in modo certo e preciso il “prezzo anomalo”, ossia la percentuale massima di aumento dei listini oltre la quale scatta l’illecito sanzionabile in base alle leggi dello Stato“.

Anche Assoutenti si dice soddifatta per i controlli disposti dalla Procura di Roma e condotti dalla guardia di Finanza, ma al contempo il presidente Furio Truzzi chiede al governo Meloni di “convocare subito un tavolo emergenziale sui carburanti convocando le associazioni dei consumatori, le società petrolifere, i gestori e tutte le parti coinvolte. È necessario adottare misure realmente efficaci introducendo meccanismi che vincolino l’andamento dei listini di benzina e gasolio alle quotazioni del petrolio, prevedano una riduzione automatica della tassazione al crescere dei prezzi industriali dei carburanti e sanzionino pesantemente qualsiasi rincaro ingiustificato o fenomeno speculativo“.

Dalle forze politiche arrivano le prime critiche all’intervento del governo sulle imposte sul prezzo di diesel e benzina. “Benzina e gasolio fuori controllo dopo l’aumento delle accise, inflazione al 12%, crollo del potere d’acquisto di stipendi e pensioni. Ma il governo Meloni non sa che pesci pigliare e si occupa d’altro: nomine, presidenzialismo, autonomia differenziata. Sono fuori dal mondo“, sono le parole di Antonio Misiani, responsabile economico del Pd, in un post su Twitter. Raffaella Paita, presidente del gruppo Azione-Italia Viva in Senato, ha scritto sui suoi profili social: “La situazione del caro benzina è fuori controllo. L’eliminazione da parte del governo Meloni dello sconto sulle accise voluto da Draghi è stato un atto folle che sta mettendo in ginocchio i cittadini e il ceto medio. Chiediamo alla Meloni di intervenire subito per rimediare a questo disastro sociale“. Si è detto preoccupato anche Sergio Costa (M5S), vicepresidente della Camera ed ex ministro dell’Ambiente, ricordando che il costo del diesel in autostrada si avvicina ai 2,5 euro al litro. Gli aumenti “impatteranno non poco sulle già fragili economie familiari, visti i rincari registrati nell’anno appena terminato. Infatti, le famiglie italiane hanno speso nel 2022 circa 513 euro in più rispetto al 2021. L’attuale scenario internazionale, l’instabilità provocata dall’invasione russa in Ucraina e un Governo, quello italiano, che non sostiene le fasce deboli sono congiunture che il nostro Paese non può sostenere a lungo. Noi stiamo rappresentando in tutte le sedi parlamentari che non è così che si costruisce il futuro“.





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