Per la prima volta l’imputato è comparso in aula, e le sue dichiarazioni, come riferisce Il Fatto Quotidiano, non sono passate affatto inosservate. Claudio Campiti si è infatti rivolto ai giudici dicendo di leggere con attenzione il suo blog e le denunce che aveva fatto, “per avere una idea più chiara del perché siamo arrivati qui”, giustificando quindi il suo atteggiamento di fronte ai giudici popolari della corte d’Assise di Roma. Parole che hanno alzare dalla sedia il marito di una delle vittime, e che ha gridato: “Mia moglie non scriveva blog”.
PROCESSO CLAUDIO CAMPITI: MARITTO VITTIMA CERCA DI RAGGIUNGERE L’IMPUTATO
A quel punto Claudio Campiti ha replicato “Stai zitto ladro”. L’uomo offeso ha cercato di raggiungere l’imputato in aula ma è stato bloccato dalle forze dell’ordine presenti e dagli avvocati, dopo di che, alcuni minuti dopo, la situazione è tornata alla normalità e l’imputato è stato allontanato dall’aula su richiesta della stessa Corte.
Le accuse nei confronti dello stesso Campiti sono gravissime, leggasi omicidio aggravato dalla premeditazione e dai futili motivi di Nicoletta Golisano, Elisabetta Silenzi, Sabina Sperandio e Fabiana De Angelis, ma anche il tentato omicidio di altre cinque persone che si trovavano nella sala durante la riunione condominiali, e infine, lesioni personali causate dal trauma psicologico subito dai sopravvissuti. A testimoniare ieri in aula anche coloro che erano presenti durante la strage e che vengono considerati dei veri e propri superstiti, quelli che per primi sono intervenuti per bloccare la follia del killer.
PROCESSO CLAUDIO CAMPITI: LE TESTIMONIANZE IN AULA
I testimoni hanno raccontato cosa sia successo quel giorno: “È entrato e ha urlato ‘vi uccido tutti’”, mentre Silvio Pagagini, che si è lanciato proprio contro l’imputato, ha spiegato: “Nella colluttazione lui mi ha messo la pistola alla fronte ma il colpo è partito quando gli ho abbassato le mani”, raccontando di aver visto in precedenza il Campiti esplodere quattro colpi contro i membri del consiglio di amministrazione del Consorzio Valleverde, e di non averlo riconosciuto inizialmente: “Quando ha esploso il quinto colpo – ha aggiunto – mi sono gettato addosso per bloccarlo”.
Il test ha spiegato di aver tentato di bloccare le mani del killer spingendole verso il basso, ma lui ha sparato ancora colpendolo alla guancia: “È stata una frazione di secondo, sono intervenuti anche altri consorziati e siamo riusciti a buttarlo a terra. In quel momento sono finito sotto di lui, schiacciato. Campiti urlava che eravamo tutti bugiardi e mafiosi“. In aula anche Bruna Marelli, la presidente del consorzio che era presenta durante quel giorno di follia: ha raccontato che alcuni condomini le avevano riferito di avere paura del soggetto in questione, che era sempre arrabbiato e si innervosiva se non veniva salutato.