Secondo il presidente finlandese Alexander Stubb, se i volenterosi vogliono veramente sostenere l'Ucraina, dovranno prepararsi a combattere contro la Russia
Per il presidente della Finlandia Alexander Stubb è innegabile che in futuro i paesi che hanno scelto di far parte del cosiddetto gruppo del “volenterosi” – che attualmente include 26 paesi, impegnati per garantire supporto a Kiev sia nell’attuale fase complessa della guerra contro la Russia, sia in un futuro prossimo in cui sarà stata riportata la pace sul territorio di Kiev – dovranno impegnarsi per scendere (eventualmente) in guerra contro il Cremlino.
Una posizione – possiamo immaginare – che non piacerà a molti dei colleghi volenterosi, ma che secondo Stubb (recentemente sentito dal quotidiano britannico Guardian) è alla base stessa del concetto di “garanzie di sicurezza”: senza un supporto – anche militare – credibile, infatti, l’Ucraina resterà per sempre una possibile preda per le mire espansionistiche di Mosca ed è proprio questo che i volenterosi dovrebbero impedire a tutti i costi; arrivando – secondo il finlandese – a un accordo tra loro che escluda (quasi ovviamente) la Russia.
Alexander Stubb: “Improbabile che Putin accetti una trattativa nel breve termine”
Lasciando da parte il tema delle garanzie che assieme agli altri 25 volenterosi intende (o intenderebbe) garantire a Kiev, Stubb nel suo bene scambio con il Guardian ha anche parlato del conflitto in sé e delle possibilità che gli Stati Uniti riescano a mediare una pace, partendo dalla precisazione – forse doverosa – che attualmente i suoi rapporti con Trump sarebbero ottimi e intrattenuti attraverso una fitta serie di contatti “per telefono e con altri mezzi”.

Attualmente, Stubb si dice “fiducioso” di riuscire a organizzare un futuro incontro con Zelensky, negando anche l’ipotesi che l’Ucraina sia in difficoltà nel condurre la sua strenua resistenza contro la Russia; mentre – d’altra parte – il finlandese ritiene improbabile che Putin arrivi veramente ad aprire una trattativa per la pace dato che “questa guerra è troppo grande perché lui possa perderla“, definendola addirittura “il più grande errore strategico della storia recente”.
