Foreste alpine da salvare: il progetto Forest EcoValue unisce 5 Paesi per gestione sostenibile e servizi ecosistemici.

Il patrimonio forestale delle Alpi rappresenta una risorsa preziosa che fornisce materie prime rinnovabili, benefici ambientali e opportunità culturali e ricreative. Nonostante l’aumento dell’estensione boschiva nei nostri territori, molte aree forestali versano oggi in stato di degrado e abbandono. È dunque necessario comprendere le cause di questa situazione e individuare soluzioni efficaci e sostenibili per il recupero e la valorizzazione delle foreste, a beneficio del nostro benessere e sicurezza e per trasmettere un patrimonio intatto – e, se possibile, migliorato – alle generazioni future.



Per affrontare questa sfida, il programma Interreg Spazio Alpino ha finanziato con fondi europei il progetto Forest EcoValue. L’iniziativa coinvolge undici partner – tra istituti di ricerca, enti pubblici e associazioni di diversi settori – provenienti da cinque Paesi della Regione Alpina: Italia, Francia, Germania, Austria e Slovenia.



Il primo passo consiste nel riconoscere i benefici offerti dai boschi, definiti oggi “servizi ecosistemici”. Essi si dividono in tre categorie: produttivi (legname, biomassa, frutti, resine, tannini); regolativi e protettivi (contenimento del rischio idrogeologico, tutela delle acque e del suolo, stoccaggio di carbonio, habitat naturali, qualità del paesaggio); culturali/sociali (attività turistiche, sportive e ricreative).

La disponibilità effettiva di questi servizi dipende dallo stato di salute del bosco, che richiede una gestione attenta. Nei cinque territori pilota, i partner del progetto – coinvolgendo enti pubblici, proprietari, imprese forestali e di altri settori, associazioni ed esperti – hanno analizzato il potenziale del patrimonio forestale della zona, individuato i servizi ecosistemici di maggior interesse e sviluppato modelli di sostenibilità economica.



In questo scenario, coltivare il bosco secondo criteri sostenibili è fondamentale: l’abbandono, in particolare nelle aree montane, provoca squilibri e una maggiore vulnerabilità agli eventi climatici estremi, agli incendi e ai parassiti. Un bosco curato consente un intervento tempestivo sulle piante malate, evitando la diffusione di infezioni. Inoltre, la progressiva scomparsa di radure impoverisce il paesaggio e mette a rischio le specie che vi trovano habitat.

L’intervento umano è necessario, almeno nella maggior parte dei casi, e deve essere mirato in rapporto alle funzioni – potremmo parlare di vocazione – che le diverse aree forestali hanno; a fronte dei benefici ci sono però dei costi e occorre trovare le risorse per sostenerli, creando nuovi modelli di partecipazione fra pubblico e privato e nuove opportunità di mercato. La sfida principale che ci troviamo è quella della sostenibilità economica, in un contesto di risorse pubbliche scarse e di forte concorrenza.

Esperti di gestione forestale e di economia ambientale hanno sviluppato metodologie e modelli per valutare il patrimonio forestale e il suo potenziale. Questi modelli sono stati testati in cinque territori campione, uno per ciascuno degli Stati coinvolti, lavorando insieme con soggetti pubblici e privati per pervenire a proposte condivise di nuove attività per il loro territorio. Dal lavoro svolto a livello locale sono state tratte indicazioni che possono essere trasferite a chiunque voglia affrontare questa sfida, personalizzando la metodologia con riferimento al proprio contesto territoriale e normativo.

Le soluzioni individuate si articolano in tre linee d’azione. La prima riguarda il potenziamento delle filiere tradizionali, favorendo l’innovazione, la formazione e la collaborazione, un sistema solido di imprese che operi sul territorio in modo da conservare e valorizzare la risorsa forestale. La seconda riguarda l’introduzione di nuovi prodotti e filiere complementari, che utilizzino materiali che oggi sono considerati residuali o di scarto, o prodotti tradizionali che oggi sono sottoutilizzati; in quest’ambito c’è un nuovo settore produttivo poco conosciuto: la chimica verde, vale a dire l’industria che produce una vasta gamma di materiali e prodotti basandosi sulla biomassa anziché sui derivati del petrolio.

La terza consiste nell’attribuire un valore economico a servizi che normalmente diamo per scontati e consideriamo gratuiti, ovvero i servizi ecosistemici veri e propri, la qualità dell’aria e dell’acqua, la sicurezza dai rischi naturali, le opportunità di fruizione di tempo libero e culturale. Qui si incontrano due nodi fondamentali: la consapevolezza della necessità di manutenere il territorio e la disponibilità a investire su questo tempo e fondi.

L’esperienza maturata in questo progetto ci propone di sviluppare una sinergia fra servizi e mercati diversi, mirata rispetto alle specificità dei singoli territori, sotto il profilo delle risorse naturali, della cultura e del sistema produttivo locale, che concorrano a migliorare la qualità delle foreste, a gestire nuovi servizi e nuove filiere, a offrire nuove opportunità di lavoro.

La chiave di volta risiede nella collaborazione, basata su una valutazione realistica delle esigenze e del potenziale, la condivisione di obiettivi comuni e una programmazione molto concreta, sostenuta da un monitoraggio adeguato dei risultati e sufficientemente flessibile da poter essere adattata nel tempo.