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Home » Esteri » Europa » PUTIN VS VON DER LEYEN/ Foa: il fantasma dei russi è un’arma di distrazione per “salvare” Ursula

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PUTIN VS VON DER LEYEN/ Foa: il fantasma dei russi è un’arma di distrazione per “salvare” Ursula

Int. Marcello Foa
Pubblicato 22 Luglio 2025
Von der Leyen e Putin

Ursula Von der Leyen con Vladimir Putin nel 2020 (ANSA-EPA)

Secondo la Commissione UE dietro la mozione di sfiducia a Von der Leyen ci sono i russi. Un modo per nascondere le ombre della sua presidenza

La mozione di sfiducia nei confronti di Ursula von der Leyen, peraltro bocciata dal Parlamento europeo, sarebbe sostenuta da una sorta di cospirazione russa, da una campagna di propaganda che, attraverso un apposito network, avrebbe preso di mira la presidente della Commissione. Una tesi che Bruxelles sostiene attraverso il portavoce della Commissione stessa, ma che, secondo Marcello Foa, giornalista, già presidente RAI ed esperto di comunicazione, non è convincente.


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La propaganda russa è molto attiva e di sicuro non vede di buon occhio la UE, ma le critiche alla von der Leyen non sono nate certo dalle fake news russe: negli ultimi tempi il suo comportamento è stato spesso stigmatizzato quanto al caso Pfizer, al Qatargate o al riarmo, vicende in cui non ha dato grande prova di trasparenza.


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Un report citato dal portavoce della Commissione europea sostiene che dietro la mozione di sfiducia presentata da un europarlamentare romeno di ECR ci sarebbe la propaganda russa. Una tesi credibile?

Al massimo si può dire che una certa propaganda russa ha soffiato sul fuoco, ma il fuoco, in realtà, si era acceso da solo: questo è il punto. Oggettivamente, se noi vediamo quante accuse sono state formulate contro la von der Leyen in modo molto motivato negli ultimi tempi, dobbiamo concludere che è oggettivamente in una situazione di debolezza, che ha spinto molti eurodeputati a promuovere una mozione di sfiducia pur sapendo che non sarebbe mai passata.


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Il punto fondamentale, però, è che c’è molto malumore nei confronti della presidente della Commissione, e la sentenza che ha dichiarato illegittimo il rifiuto di fornire al New York Times i messaggi scambiati fra la stessa von der Leyen e il CEO di Pfizer ha confermato che c’è un modo opaco di condurre la Commissione europea. Troppi segreti, troppi non detti. E questo ha alimentato una diffusa sfiducia nei confronti del presidente della Commissione europea. E chi non ama l’Unione europea, come i russi, ha cercato, attraverso i suoi canali sui social, di accentuare questo sentimento.

La teoria del “complotto russo” dice che il network Pravda News ha pubblicato quasi 30 mila post in Romania, Polonia, Germania, Paesi Baltici, Francia e Stati Uniti, da marzo a giugno, contro von der Leyen. Esistono network di questo tipo e, comunque, che tipo di influenza possono esercitare?

Che i russi siano molto attivi nella disinformazione online è sicuro. Queste cose le fanno, e anche in modo efficace; bisogna essere lucidi al riguardo. Il punto fondamentale è se i russi hanno il potere di condizionare i parlamentari per indurli a presentare su commissione una mozione di sfiducia. Ed è qui che la narrazione della Commissione europea appare debole. Mi sembra un’ipotesi improbabile. La disinformazione russa c’è, ma sono molto scettico sul fatto che gli eurodeputati che hanno votato contro von der Leyen siano al soldo di Mosca. Ma c’è un altro elemento da considerare.

Quale?

In questi giorni, negli Stati Uniti, è tornato a galla il Russiagate, la campagna contro Trump durante il primo mandato per sostenere che aveva ricevuto finanziamenti e appoggi dai russi. Era tutto falso, l’attuale presidente è stato scagionato. Ora salta fuori che, dietro a quell’operazione, a quanto pare, ci sarebbe sotto addirittura il presidente Obama. C’è un punto da sottolineare: dando la colpa a qualcuno si crea un capro espiatorio.

Se è colpa dei russi, e i russi sono i cattivi, io automaticamente sono bravo. Il messaggio che i comunicatori della von der Leyen hanno cercato di far passare in questa circostanza è proprio questo: additando un colpevole indifendibile, si creano le premesse affinché non si discuta nel merito delle tante critiche che vengono rivolte sui contratti con Pfizer, il Qatargate, il riarmo. Sappiamo, peraltro, che von der Leyen non è un modello di trasparenza e di rispetto delle regole.

La Commissione UE ha solo utilizzato il vecchio meccanismo per cui si cercano nemici esterni per giustificare, per sviare l’attenzione da certi fallimenti politici?

È un classico della comunicazione, che ha funzionato piuttosto bene fin dai tempi dell’omicidio Kennedy. Il problema è che i media, anziché porsi in maniera critica e dubitativa, fungono da cassa di risonanza. I deputati che hanno presentato la mozione di sfiducia chiedono solo di poter discutere dei poteri di von der Leyen e di come li ha esercitati. Il che, in democrazia, è normalissimo. Però questa facoltà è stata finora ampiamente negata.

Che cosa si imputa in particolare alla presidente della Commissione UE?

La mancata trasparenza sui molti grandi dossier e il sospetto di essere troppo sensibile a certe lobby. Poi ci sono aspetti che non sono noti al grande pubblico, ma che sono piuttosto sconcertanti: uno in particolare. Ursula von der Leyen si è fatta allestire l’alloggio dentro alla Commissione europea, e questo implica una protezione giuridica di fatto. Un magistrato che volesse fare una perquisizione nel suo domicilio di Bruxelles non potrebbe, perché la Commissione è territorio extragiudiziale.

È normale questo comportamento? È normale che gli SMS con il CEO Pfizer, Albert Bourla, siano andati persi? C’è una tendenza a nascondere anziché a essere trasparenti. Di fronte a queste cose non c’è da stupirci se cresce il malumore e la diffidenza nei confronti di Ursula von der Leyen.

(Paolo Rossetti)

 

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Tags: Ursula Von Der Leyen

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