Qatargate, sull'inchiesta dubbi anche nel centrodestra dopo le audizioni di Gualmini e Moretti in Commissione JURI: "Accuse vaghe, zero prove"
DUBBI SULLO SCANDALO QATARGATE
Niente prove concrete e Stato di diritto a rischio: i dubbi sul Qatargate si allargano anche al centrodestra. Si sta diffondendo nel Parlamento Ue la sensazione che l’inchiesta condotta dalla procura belga stia perdendo, almeno in parte, credibilità. Lo scandalo scoppiò nel dicembre 2022 per presunti episodi di corruzione e lobbying illecito nel Parlamento europeo legati al Qatar e al Marocco.
Diversi europarlamentari sono finiti nel mirino degli inquirenti, sospettati di aver ricevuto denaro o favori in cambio di attività politiche a favore dei due Paesi sopracitati. Anche due eurodeputate del PD sono coinvolte: si tratta di Elisabetta Gualmini e Alessandra Moretti, per le quali è stata chiesta la revoca della loro immunità parlamentare, in modo tale che si possa indagare più a fondo.
Stando a quanto riportato da Il Dubbio, durante le loro audizioni presso la Commissione giuridica del Parlamento europeo (Commissione JURI), sono emerse forti perplessità, perché le accuse sembrano poco concrete e molto vaghe: i presunti indizi (viaggi ufficiali, voti parlamentari, emendamenti, contatti minimi) appaiono come normali attività istituzionali. Inoltre, le eurodeputate e i loro legali non hanno nemmeno ricevuto copia dell’atto d’accusa, potendolo solo leggere.
Persino membri del centrodestra, inizialmente molto critici dopo lo scoppio dello scandalo Qatargate, hanno mostrato scetticismo sull’accusa e sulla richiesta di revoca dell’immunità. Alcuni europarlamentari hanno espresso i loro dubbi sulle ragioni delle indagini e della stessa richiesta, dicendosi “molto preoccupati“.
LE DIFESE DI GUALMINI E MORETTI
La prima a parlare è stata Elisabetta Gualmini, la quale ha spiegato che i contatti che ebbe con Panzeri, il principale accusato nel Qatargate, furono rari e irrilevanti. Per quanto riguarda le accuse, ritiene che si basino su supposizioni deboli e pure sbagliate dal punto di vista cronologico, perché Panzeri aveva lasciato il PD cinque anni prima della sua nomina a vicecapogruppo S&D.
Per quanto riguarda l’intervento di Alessandra Moretti, ha smentito di essere stata in Marocco e, per dimostrarlo, ha mostrato prove documentali, come il suo passaporto. Per quanto riguarda i contatti con Giorgi, ha precisato che erano solo di natura lavorativa e che non si è mai resa protagonista di condotte pro-Qatar, Paese che anzi ha criticato pubblicamente.
I legali hanno espresso critiche al metodo utilizzato dalla procura belga, mettendo in guardia da una pericolosa deriva giudiziaria, perché i politici vengono accusati per attività legittime, con il rischio di minare i principi dello Stato di diritto. Si denuncia anche il rischio dell’uso del diritto penale come arma per criminalizzare l’attività politica. Non è neppure chiaro il motivo per il quale la procura abbia agito ora, a distanza di due anni dai primi arresti, senza aver raccolto nuovi elementi.
QATARGATE, LE PROSSIME MOSSE
Ora si attende la decisione della Commissione JURI in merito alla revoca o meno dell’immunità, ma la decisione potrebbe essere rimandata, secondo Il Dubbio, in attesa di prove più solide, sempre che esistano. Infatti, vi sarebbe la percezione che attualmente la revoca dell’immunità sarebbe ingiustificata e, di conseguenza, improbabile.
