Oggi al Meeting di Rimini si parlerà della fase di transizione attuale in cui si trova la globalizzazione
È sufficiente impostare la governance del sistema-mondo, in particolare per quel che riguarda il commercio di beni e servizi e degli input produttivi (capitale e lavoro) semplicemente sotto il segno della maggiore efficienza per garantire risultati accettabili?
O vi sono altre dimensioni fondanti di cui bisogna tenere conto per assicurarsi che l’ordine sociale “globale” equo e la sua legittimità diciamo “democratica” siano rispettati. Da questo punto di vista, basta aumentare il grado di “libertà” della globalizzazione o è necessario porre al centro il tema della sua equità.
Cerco di spiegare questo dilemma ai miei figli con una storiella, che sta diventando abbastanza nota. Immaginiamo che io sia cittadino di un Paese che confina con un altro Paese amico, da cui è diviso da un fiume.
Ho fatto un accordo con un produttore al di la del fiume che mi manda ogni giorno una dose di formaggio, buono e a buon prezzo. Tutto funziona bene, sono un consumatore soddisfatto che consuma al migliore prezzo e posso usare il tempo e le risorse che questa transazione mi liberano per altro, dove sono più efficiente.
Diciamo, in questo esempio immaginario, che io insegno. Un giorno i due Presidenti di questi due Paesi, stretti da grande amicizia, interrogano i rispettivi Parlamenti e stringono un’unione economica, oppure addirittura si costituiscono a Stato unitario per celebrare la fratellanza di questi due popoli.
Una mattina noto che non viene mandata la mia razione di formaggio. Essendo dentro un’unione più prossima, prendo il coraggio in mano e attraverso il ponte sul fiume per bussare alla porta dell’edificio da dove penso dovrebbero essere inviate le mie scorte. Non risponde nessuno: mi faccio coraggio ed entro.
Sento un rumore venire dalla cantina. Vedo che lì sta la produzione delle mie merci, e vedo che sono lì a lavorare in condizioni non degne ragazzini che magari dovrebbero essere a scuola. È lo stesso formaggio, con lo stesso prezzo. Ma il “vedere” chiama l’aspetto sociale che è inerente a questa transazione. La cosa mi preoccupa.
Ecco, questo è un esempio su un aspetto del commercio globale che viene messo in evidenza “andando a vedere le carte”. In generale, si può dire che potrebbe accadere alla globalizzazione quello che, a livello di mercato “interno”, avviene a riguardo della giustificazione dell’impresa.
Ovverosia, si sta evidenziando una fascia sempre più importante di consumatori (ma io direi, di cittadini consapevoli) che si interessano del dividendo sociale a cui le imprese, in varia misura, contribuiscono e che questa informazione (riguardo a come si trattano i lavoratori, l’impatto sul territorio, l’incidenza sull’ambiente) è parte integrante di scelte libere, volte a massimizzare un’utilità non più schiacciata sul profitto immediato (che rimane importante).
Questa è semplicemente un’altra razionalità, alcuni direbbero, più compiuta perché tiene conto della relazione che viene prima della transazione. A livello di commercio globale la stessa questione si pone sugli aspetti di rispetto di diritti minimi dei lavoratori e dell’ambiente, ma anche sulla necessità di salvare filiere produttive strategiche per il futuro di un Paese o di una macroregione, così come sull’accesso a input essenziali per alimentare industrie di settori strategici.
Chiaramente, su questi aspetti importantissimi si giocano anche le legittime aspirazioni ma anche le ambizioni difficili dei grandi player mondiali, di quelli che chiamiamo Stati-continente, nell’ambito di mutamenti profondi che stanno mettendo in gioco gli equilibri a cui ci si era abituati, con i rischi che queste dinamiche pongono se non governate.
Comunque la si veda, questa preoccupazione deve essere al centro delle modalità con cui si definiscono le regole del gioco, ed è certamente meglio farlo in modo cooperativo e multilaterale. Ed è importante educare generazioni di giovani capaci di articolare visioni mature su queste sfide, a cui chiaramente il sistema delle imprese deve dare un contributo, anche culturale, fondamentale.
Di tutto questo parleremo oggi al Meeting di Rimini (ore 13:00 Arena Internazionale C3) con ospiti di eccezione, tra cui il Direttore esecutivo del Fmi Dott. Ercoli, oltre al Rettore della Bocconi Prof. Billari, al Presidente di Unioncamere Ingegner Prete e all’Amministratore delegato di Illycaffè Dott.ssa Scocchia.
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