Remuzzi: “La strategia Zero Covid…”
L’aumento repentino dei casi di Covid-19 in Cina ha fatto allarmare inevitabilmente anche l’Europa. A parlarne, sulle pagine del Corriere della Sera, è Giuseppe Remuzzi, direttore dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri e ordinario per chiara fama di Nefrologia all’Università degli Studi di Milano: “Siamo in una fase delicata, ma non allarmiamoci prima del tempo. Quello che sta accadendo in Cina, con un milione di nuove infezioni al giorno (che secondo le stime potrebbero aumentare fino a 3-4 milioni tra gennaio e marzo), è dovuto alla sconsiderata strategia Zero Covid”.
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Nel Paese asiatico, infatti, fin dall’inizio della pandemia e anche quando il resto del mondo ha allentato le restrizioni, “Si è puntato tutto sull’isolamento, la campagna vaccinale ha rallentato in modo significativo e il virus ha circolato poco. Dal “tutto chiuso” si è passati improvvisamente al “tutto aperto”: in questo modo il virus ha terreno libero perché incontra una popolazione poco immunizzata. È un errore inammissibile a quasi tre anni dall’inizio della pandemia”.
Remuzzi: “Una nuova variante di Omicron…”
L’aumento dei casi di Covid-19 in Cina ha fatto alzare l’asticella dell’attenzione anche in Europa e in particolare modo in Italia. A Malpensa sono stati introdotti dei test in ingresso per chi arriva dal Paese asiatico, con lo scopo di individuare e sequenziare eventuali varianti: “È corretto
testare per Covid i passeggeri provenienti dalla Cina con l’obiettivo di sequenziare le varianti (sono sufficienti alcune centinaia di sequenziamenti), per avere un’idea precisa di cosa sta arrivando dal Paese asiatico. Se le varianti appartengono tutte alla famiglia di Omicron, come sembrerebbe finora, possiamo stare relativamente tranquilli perché i vaccini proteggono all’80% dalla malattia grave e, in percentuale minore, anche dall’infezione” ha spiegato Remuzzi al Corriere della Sera.
A detta dell’esperto, più preoccupante sarebbe se comparisse una variante diversa da Omicron o si diffondesse in maniera massiccia Gryphon (Xbb) e in particolare modo la sua sottovariante Xbb.1.5. Secondo il direttore dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri, però, “Al momento però non c’è da preoccuparsi perché Xbb è al 6% a livello globale e all’1,8% in Italia. Fanno eccezione gli Stati Uniti, dove ha toccato il 13%. È interessante l’indicazione dei Centers for disease control and prevention americani, che hanno chiesto alle compagnie aeree di imbarcare solo passeggeri con un tampone negativo effettuato non oltre le 48 ore precedenti: si tratta della strategia più semplice e immediata da mettere in atto”.