L'UE ha raggiunto un accordo sul piano RepowerEU: l'Ungheria promette battaglia, ritenendo il diktat di Bruxelles impossibile da rispettare

Sembra essere arrivata una svolta nella lunghissima trattativa – avviata ormai nel 2022 – sul cosiddetto “Piano RepowerEU” che dovrebbe aprire le porte al futuro energetico del Vecchio continente abbandonando, da un lato, completamente i combustibili russi e, dall’altro lato, le fonti energetiche fossili: un progetto – quello del RepowerEU – che muove sul doppio binario di permettere all’Europa di raggiungere una sua indipendenza energetica e di ridurre del 55% (secondo il piano “Ponti per il 55%”) le emissioni di gas serra entro il 2030.



Facendo prima di tutto un passo indietro, è utile ricordare che l’esigenza del piano poi rinominato RepowerEU è scattata dopo lo scoppio della guerra in Ucraina che ha messo a dura prova gli approvvigionamenti energetici europei, precedentemente basati sulle forniture russe improvvisamente interrotte dopo i primi pacchetti di sanzioni imposti da Bruxelles contro le entità economiche, energetiche e bancarie russe.



In risposta alla chiusura dei rubinetti da parte di Mosca, l’UE è arrivata – appunto, nel 2022 – a formulare il piano RepowerEU: l’obbiettivo generale (raggiunto dopo estenuanti trattative, rese complesse soprattutto dall’Ungheria) è quello di abbandonare completamente i combustibili russi entro il 2027, stimolando anche la contestuale diffusione delle energie rinnovabili auto-prodotte e aprendo a nuovi mercati per l’energia che arriva in Europa.

Raggiunto un accordo sul piano RepowerEU: l’Ungheria non ci sta e promette di impugnare la direttiva

Come accennavamo poco fa, dopo quasi tre anni – alla fine – sembra che si sia arrivati a una vera e propria svolta per il piano RepowerEU grazie a un accordo politico raggiunto dalle istituzioni UE nella tarda nottata tra ieri e oggi: secondo le indiscrezioni il progetto sarà vincolante per tutti gli stati membri che non potranno neppure usare il loro diritto di veto in modo da far tracollare il progetto; ma per ora serve ancora una maggioranza qualificata affinché inizi l’ultima tappa del piano RepowerEU.



I palazzi della Commissione europea a Bruxelles (Ansa)

Com’è facile immaginare, l’accordo raggiunto su RepowerEU ha fatto scattare l’ira dell’Ungheria, ben espressa in queste ore dal ministro degli Esteri Peter Szijjarto nel corso di un punto stampa che ha tenuto a Bruxelles: secondo lui, infatti, accettare il “diktat di Bruxelles” è assolutamente “impossibile” per Budapest, dato che minerebbe la “sicurezza energetica” ungherese senza fornire delle altre vie “sicure” di approvvigionamento; promettendo che non appena vi sarà la maggioranza qualificata, impugnerà il piano RepowerEU davanti alla Corte di giustizia europea.